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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2014 alle ore 16:13.

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La coppia artistica Ricci/ForteLa coppia artistica Ricci/Forte

«Ci sono parole per cose che noi ancora non conosciamo, parole capaci di cambiare il mondo». Fabrizio Arcuri riporta una citazione di Cinna (non il congiuratore, ma l'inutile poeta) del Giulio Cesare di Shakespeare, non solo per rendere omaggio al Bardo nel 450° anniversario dalla nascita, ma «per interrogarci sul ruolo degli intellettuali e degli artisti e sul senso delle loro parole, un senso addormentato e a volte opaco, ma forse non ancora sconfitto». E intitola «La rivoluzione delle parole» la nona edizione di Short Theatre, il festival da lui diretto, che si apre il 4 settembre negli spazi della Pelanda a Roma, e fino al 14.

Le parole come nodi di voci che sappiano descrivere l'oggi per immaginare il domani, che sappiano interrogarsi sui loro limiti e sui loro sconfinamenti, che raccontino quello che siamo e dicano di quello che siamo pronti ad essere. Anche quest'anno Short esula dal voler rappresentare generazioni o tendenze in atto, ma provare a tessere un discorso e a raccontare un'idea della scena chiamando interpreti e compagnie rappresentative della drammaturgia contemporanea, con presenze internazionali e momenti di discussione, performance e installazioni sonore.

Nell'ambito del progetto «La terra sonora. Il teatro di Peter Handke», Accademia degli Artefatti ripropone lo spettacolo «Insulti al pubblico» di Peter Handke, e Waas/Danesi/Fulgi debuttano con «Kaspar», un affondo nella scrittura del drammaturgo austriaco. E alla scrittrice austriaca Elfriede Jelinek, è dedicato «Delirio di una trans populista» di Teatri di Vita, in cui Eva Robin's dà voce a slogan di una grottesca politica.

Rappresentano un omaggio alla poesia, alla necessità di raccontare e di dire, gli spettacoli di Milena Costanzo «Anne Sexton cleaning the house» sulla poetessa americana; «Le giovani parole» di Teatro Valdoca in cui Mariangela Gualtieri ridà vita orale ai propri versi; e il progetto dei fiorentini Kinkaleri «Pasto pubblico - poesia al telefono» sulla cultura beat degli anni 60. «A.H.» della Compagnia Stabilemobile di Antonio Latella, con uno straordinario Francesco Manetti, pone riflessione e domande come: Perché nasce il male? Come ha potuto affermarsi una figura come Hitler?; e «Be Normal! - Daimon Project» di Teatro Sotterraneo, affronta ironicamente la questione della precarietà e della disoccupazione; mentre «Jesus» di Babilonia Teatri, affronta oltre al tema della religione nella società di oggi, il lato umano di Cristo.

Tra drammaturgia e musica si muovono gli spettacoli: «The wedding singers» di Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, con Angela Baraldi che attraversa le storie di alcune cantautrici/cantanti a cavallo tra gli anni '60 e '70; «China VS Tibet.Prospettive di uno scontro» di Mirto Baliani, sul conflitto tra differenti culture; «Partizan let's go» di Margine Operativo definito "show politicamente selvaggio". Roberto Latini si confronta con Pirandello ne «I giganti della montagna atto I», una scrittura scenica in cui dà nuova voce al lascito poetico del testo incompiuto. Fra le nuove generazioni i Fratelli Dalla Via con «Mio figlio era come un padre per me», vincitore del Premio Scenario 2013, e Marta Dalla Via che firma lo spettacolo di varietà «Veneti fair».

Due i lavori di teatro/danza firmati Zaches Teatro: «Dittico della Visione» progetto sull'opera pittorica di alcuni artisti per indagare l'atto del vedere, e «Il fascino dell'idiozia #1» su Goya, e «Mal Bianco #2», dedicato al giapponese Hokusai, creatore dei Manga. Sempre per la sezione danza, e ancora connesso all'immaginario nipponico, i Dewey Dell ci portano, con «Marzo» , in una dimensione in cui rimangono evidenti i paesaggi offesi e i lasciti della guerra. La caccia, e tutto ciò che comporta sia a livello di strategia che di psicologia, è la base drammatica di «Victory Smoke» di Barokthegreat, mentre si basa sulla trasmissione di un codice corporeo, secondo diverse potenzialità coreografiche al quale lo spettatore può partecipare, «Everyone gets lighter dal progetto All!» dei fiorentini Kinkaleri. Invece il performer Antonio Tagliarini lavorerà a una nuova tappa del suo progetto «Every-Body: do you love me?» centrato sull'atto del baciarsi, come azione coreografica. La portoghese Marlene Monteiro Freitas si confronta con un personaggio inventato «Guintche», e la performer statunitense Eleanor Bauer, trasferita in Belgio, affronta, aiutata da una pelliccia d'orso troppo grande, alcuni estremi di percorsi linguistici e semantici in «Big girls do big things».

«Swiss Time» è il focus sulla creazione contemporanea svizzera, che vedrà: Martin Schick & Damir Todorović in «Holiday on stage», un'amara ma ironica riflessione sul lusso e sul successo; L'Alakran con quindici adolescenti in un laboratorio finalizzato alla presentazione dello spettacolo «La casa di Eld» di R.L. Stevenson; Yan Duyvendak in «Please, continue (Hamlet)», processo per l'omicidio di Polonio che sarà trattato da figure di professionisti legali per esplorare l'eterna questione di cosa sia la verità. Nell'ambito di Transarte, progetto ideato dall'Institut Français, Alex Cecchetti condurrà in tre visite guidate all'interno del «Louvre: Antichità greche, etrusche e romane; Pittori italiani e Antichità orientali»; Ivana Müller con «While We Were Holding It Together» tratta la reinvenzione continua di immagini, mentre «We Are Still Watching», una sorta di "prova di lettura", vedrà gli spettatori incontrarsi per leggere insieme un copione. Seguirà «Suite n°1 L'Encyclopédie de la parole/Joris Lacoste», progetto con l'obiettivo di decodificare i meccanismi della comunicazione orale. Dalla Spagna la compagnia El Conde de Torrefiel con lo spettacolo «La chica de la agencia de viajes nos dijo que habìa piscina en el appartamento» di Pablo Gisbert, pone una divertente riflessione sul concetto di vacanza inteso come esercizio di «autismo volontario, un'interruzione circoscritta per dimenticare momentaneamente il mondo». Infine, per il terzo anno consecutivo, Short Theatre ospita la dimostrazione finale della XXIII edizione dell'École des Maîtres, il corso internazionale di perfezionamento teatrale itinerante per attori europei, affidato ogni anno ad un maestro della scena contemporanea. Scelta caduta per questa edizione sulla coppia artistica Ricci/Forte che hanno lavorato su Jean Jenet. «JG matricule 192102» (al Teatro India il 25 settembre) prende spunto dal drammaturgo francese, per un lavoro in cui la fantasia è vista come antidoto all'omologazione della società, alla solitudine e all'isolamento.

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