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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2014 alle ore 08:13.
L'ultima modifica è del 31 agosto 2014 alle ore 13:45.
Il ricevimento a casa di Madame de Staël sarà uno di quelli che si ricordano. W.B.C. lo sa e anche per questo è molto nervoso. La sua relazione con Madame de Staël è molto chiacchierata, perché entrambi sono sposati: stasera dovrà porre molta attenzione a non dare adito a scandali. Ma sa anche che sarà dura e che dovrà contenere la sua innata gelosia. Lei infatti è sensibilissima alle galanterie e gli spasimanti certo non le mancano. Appena entrato, per non dare troppo nell'occhio, W.B.C. si volge verso il buffet, su cui si sono già avventati, come al solito, i fratelli Schlegel. Ora, se c'era una cosa di cui W.B.C. è goloso, sono i voulevant e i voracissimi fratelli li hanno ingurgitati tutti. Lui li squadra con sdegno mentre spazzolano il buffet come fossero ussari di ritorno dalla campagna d'Egitto. È in quel momento che in lui matura il distacco definitivo dal romanticismo tedesco.
Gli si avvicina Schiller. Ce l'ha sempre con Hölderlin, da cui pensa di essere stato plagiato. W.B.C. fa finta di prestargli attenzione, ma in realtà è intento a scrutare con preoccupazione Madame de Staël, che continua a civettare con Liszt. «Che cicisbeo, quel pianista da strapazzo!», pensa W.B.C, mentre il sangue gli monta alla testa. Poi, facendo finta di nulla, si congratula con Schiller per Pentesilea, una tragedia che ha trovato splendida. «Che coincidenza: anch'io l'ho trovata splendida», risponde Schiller facendosi improvvisamente algido, «peccato che l'abbia scritta Kleist». Imbarazzato, W.B.C. usa il classico trucco di simulare un attacco di tosse potenzialmente fatale e se la svigna. Ma poco oltre, sbracato su una poltrona, l'attende al varco Schelling, già alticcio come al solito. «Il vostro L'opera d'arte degli antichi comparata a quella dei moderni mi è parso interessante, monsieur W.B.C», gli dice Schelling, trincando l'ennesimo bicchiere di vino renano. «Però proprio non capisco perché pensiate che i caratteri dell'arte moderna, e il suo stesso senso, siano profondamente diversi da quelli dell'arte classica». Mentre W.B.C. fa per rispondergli, quell'altro cade addormentato.
Intanto Madame de Staël è scomparsa dalla stanza; ma quel che è peggio è scomparso misteriosamente anche Listz. Con il cuore in gola, ma impossibilitato a fare alcunché, W.B.C. si avvicina a un gruppo di giovani provenienti da Francoforte. Sembrano molto intelligenti e insistono sulla necessità che la filosofia si faccia critica del capitalismo e dell'illuminismo. W.B.C. è interessato, ma intanto lancia in giro occhiate speranzose, sperando di rivedere Madame de Staël. Infine lei e Listz tornano chissà da dove, scarmigliati in modo molto sospetto. W.B.C. ha il cuore in tumulto. Da una parte, i francofortesi gli hanno suggerito l'idea che lo sviluppo delle forze produttive abbia messo fine all'alone di unicità, originalità e irripetibilità della libertà ovvero all'aura che prima la circondava («Oggi la libertà è soltanto una pallida fotocopia di se stessa», pensa). Dall'altra, vorrebbe prendere Listz per la collottola e gridargli che lui a Schumann non gli può neanche lustrare le scarpe.
Stoicamente W.B.C. riesce a resistere all'impulso violento, e mestissimo torna a casa. La malinconia è però buona consigliera. Quella notte, infatti, butta giù l'idea del libro che gli darà fama imperitura: La libertà nell'epoca della sua riproducibilità tecnica.
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