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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2014 alle ore 17:22.
L'ultima modifica è del 06 settembre 2014 alle ore 19:31.

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La Mostra di Venezia giunge al termine mentre appassionati e addetti ai lavori votano il proprio Leone d'Oro. Particolarmente amati, tra i critici presenti al Lido, sono stati «The Look of Silence» di Joshua Oppenheimer (nuovo documentario dell'autore di «The Act of Killing»), «Birdman» del messicano Alejandro González Iñárritu e «A Pidgeon Sat on a Branch Reflecting on Existence» dello svedese Roy Andersson: tutti e tre con ottime possibilità di entrare nel palmarès finale.

Il cinema italiano, molto apprezzato in questa edizione, spera in «Anime nere» di Francesco Munzi (ben accolto anche dalla stampa internazionale) e nello splendido «Il giovane favoloso» di Mario Martone, con Elio Germano (papabile per la Coppa Volpi) nei panni di Giacomo Leopardi.
Possibili sorprese potrebbero arrivare da «99 Homes» dell'americano Ramin Bahrani, «The Postman's White Nights» del russo Andrei Konchalovsky e «Red Amnesia» del cinese Wang Xiaoshuai.
La critica transalpina punta sui film francesi, ma nessuno dei quattro titoli proposti in concorso meriterebbe un premio importante.

In attesa della cerimonia di premiazione di questa sera, è stato presentato «The Golden Era», ultimo lungometraggio di Ann Hui, scelto come titolo di chiusura della kermesse lagunare.
La regista, nata in Cina e cresciuta a Hong Kong, ha voluto raccontare la vita di una delle più controverse scrittrici della letteratura cinese, Xiao Hong. Ambientata negli anni '30 del secolo scorso, la pellicola segue l'intero percorso esistenziale della donna: si accenna alla sua infanzia felice e ci si concentra sulla sua maturità, dalla fuga di casa per scappare da un matrimonio combinato alla nascita del figlio, fino all'approdo in un bordello e alla morte, avvenuta quando aveva soltanto 31 anni.

Le premesse per realizzare un film importante c'erano tutte e le attese erano altissime: purtroppo, però, bastano pochi minuti per capire che gli esiti non saranno quelli previsti.
Lo stile di Ann Hui, seppur delicato ed elegante, risulta in questo caso troppo trattenuto, ingessato, e il suo lungometraggio procede senza guizzi dalla prima all'ultima sequenza.
Non aiuta, inoltre, l'eccessiva durata (quasi tre ore), che rende la visione ancor più estenuante e faticosa.
L'impressione è quella di un prodotto su commissione che la brava autrice ha girato con la mano sinistra: più adatto a un passaggio televisivo che cinematografico, «The Golden Era» vive di buone interpretazioni, ma risulta troppo distaccato e incapace di coinvolgere come avrebbe voluto.
Dopo lo splendido «A Simple Life», presentato sempre a Venezia nel 2011, da Ann Hui era lecito aspettarsi molto di più.
Spazio al cinema italiano, invece, nelle Giornate degli Autori con «Patria» di Felice Farina. Protagonista è Francesco Pannofino che veste i panni di Salvo, un operaio che decide di arrampicarsi sulla fabbrica dove lavora per protestare contro il licenziamento. Si uniranno a lui altre due persone: Giorgio, operaio e rappresentate sindacale di idee politiche opposte, e Luca, il custode ipovedente e autistico.

Tratto dal libro «Patria 1978 - 2010» di Enrico Deaglio, è un film con diversi spunti significativi: attraverso il dialogo tra i protagonisti, si sviluppa una riflessione sull'Italia degli ultimi trent'anni. La politica, lo sport, il costume, i mass media sono soltanto alcuni dei temi affrontati dai personaggi nel corso della loro protesta.
Peccato che la messinscena sia un po' didascalica, tra immagini di finzione e materiale di repertorio, e che gli attori in scena non siano sempre all'altezza.
In parte un'occasione sprecata, anche a causa di diverse sequenze cinematograficamente poco convincenti, ma il soggetto può interessare e colpire.

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