Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2014 alle ore 08:15.

My24

La Germania federale era una delle più evolute e ricche potenze del pianeta, mentre quella cosiddetta "democratica", che eccelleva solo nello sport attraverso un uso sconsiderato del doping, era stata ridotta in miseria dal comunismo.
Tra i primi atti vi fu l'istituzione di un Fondo per l'unità tedesca (Fonds "Deutsche Einheit"), equamente suddiviso tra governo federale e i Länder occidentali, che soltanto tra il 1990 e il 1994 erogò ai nuovi Länder contributi per la colossale cifra di 82 miliardi di euro. Subito dopo il primo Fondo fu varata, nel 1993, una legge per l'implementazione del programma federale di consolidamento (Gesetzentwurf zur Umsetzung des Föderalen Konsolidierungsprogramms, Fkpg), con l'obiettivo di fornire un costante flusso di finanziamenti per consentire alle nuove regioni di colmare il gap nelle infrastrutture e negli standard vitali con il resto della Germania. La cifra spesa per il "salvataggio" dell'Est è astronomica: «I trasferimenti lordi sarebbero ammontati per il periodo 1991-2003 a 1250-1500 miliardi di euro (pari all'intero debito tedesco), equivalenti a una media di 96-115 miliardi annui». Fu anche istituito l'Erblastentilgungsfonds, un fondo da 40 miliardi di marchi annui per il pagamento di vari debiti residui, tra cui quelli della Ddr.
La riunificazione non sarebbe stata possibile, economicamente e politicamente, se la Germania non fosse stata inserita nel concerto europeo, che fece da garanzia nei confronti dei sospetti e delle reticenze dell'Unione Sovietica. Tuttavia, incassata la riunificazione, con la fine della guerra fredda, la Germania ruppe con le timidezze del lungo dopoguerra per riappropriarsi di un ruolo forte, tendente a creare un'area d'influenza economica e politica al centro dell'Europa, in quella che era la Mitteleuropa.
Nel settembre 1994 l'allora presidente del gruppo parlamentare della Cdu/Csu, Wolfgang Schäuble, oggi potente ministro dell'Economia, e il responsabile della politica estera del partito, Karl Lamers, pubblicarono un documento intitolato Riflessioni sulla politica europea.
Vi indicavano i nuovi obiettivi della politica estera della Germania che, finita la contrapposizione con il patto di Varsavia, doveva riappropriarsi del ruolo di potenza soprattutto nella costruzione di un "nocciolo duro", un ambito di influenza che guardava a Repubblica Ceca, Austria, Olanda, Repubbliche baltiche (da poco uscite dalla sfera russa), Ungheria, Polonia, Croazia, Slovenia, Slovacchia. La Germania voleva approfittare della fine dell'Unione Sovietica, sancita l'8 dicembre 1991, facendo della sua forza economica la testa di ponte di una nuova egemonia.
E ancora di più voleva sovvertire un famoso detto che circolava nelle diplomazie mondiali, secondo cui essa era «un gigante economico, ma un nano politico». Il primo atto di questa strategia era stato, sicuramente, il riconoscimento unilaterale, nel 1991, dell'indipendenza della Croazia, dichiarato dalla Germania nonostante l'invito della Cee a non procedere in maniera separata rispetto a un tema tanto delicato.
La Repubblica federale, invece, volle mettere i partner davanti al fatto compiuto, con una decisione che avrebbe destato non poche polemiche, ritenuta da alcuni storici scatenante, o quantomeno corresponsabile, rispetto alla sanguinosa guerra che avrebbe infiammato l'ex Jugoslavia. Scrive Jože Pirjevec, storico delle guerre iugoslave: «L'impegno con cui lottò a favore della Slovenia e della Croazia non era dettato soltanto dal rispetto di quel principio di autodeterminazione, in virtù del quale la stessa Germania si era recentemente riunita, ma anche dalla volontà di affermare a livello interno e internazionale il ruolo di grande potenza del suo Paese, segnalando al popolo tedesco ... che il tempo della sovranità limitata, tacitamente in vigore dal '45 in poi, era finito».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
il libro
Questo articolo è un'anticipazione
del libro Il Quarto Reich. Come la Germania ha sottomesso l'Europa
di Vittorio Feltri e Gennaro Sangiuliano, pubblicato da Mondadori, Milano
(128 pagine, € 17,00).
Sarà in libreria da martedì 9 settembre

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi