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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2014 alle ore 08:15.

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Concludiamo con una nota in controtendenza. Come accade per tutti i vizi capitali, anche l'invidia è paradossalmente il rovescio della medaglia di una virtù. Karl Kraus, infatti, ammoniva che «il vizio e la virtù sono parenti, come il carbone e i diamanti» che hanno alla base la stessa componente, il carbonio, ma con esiti ben diversi. Ebbene, una sana emulazione, una solerzia nel perfezionarsi tenendo come riferimento modelli alti, una sfida rivolta a se stessi per il proprio miglioramento sono il volto etico e luminoso dell'invidia superata e trasfigurata. San Paolo esortava così i Romani: «Gareggiate nello stimarvi a vicenda» (12,10), e a lui faceva eco l'ignoto autore della Lettera agli Ebrei: «Emulatevi a vicenda nella carità e nelle opere buone» (10,24). Col suo ben noto tocco ironico british Oscar Wilde, però, idealmente continuava: «Tutti sono capaci di condividere le sofferenze di un amico. Ci vuole, invece, un'anima veramente bella per godere del successo di un amico».
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Cipriano di Cartagine, Quando l'uomo diventa istrice, edizione bilingue a cura di Lucio Coco, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano), pagg. 62, € 7,90

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