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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2014 alle ore 08:14.
Il piano di fuga da Milano avviene attraverso la love story con l'artista californiano Mike Kelley. Nel 2000 espone Kelley a Milano e comincia a guardare Los Angeles con occhi diversi: "Arrivata qui, ho sentito di non aver più bisogno di una galleria, proiettandomi verso spazi più ampi. I luoghi sono importanti e vanno anch'essi curati, come l'arte. Un curatore/produttore oggi deve creare significati lavorando anche sul contesto, costruendo nuove audiences, aiutando l'artista a creare un significato, diciamo, oltre la "bolla".
Ma anche Los Angeles, come Roma, ha in serbo per Emi un evento tragico: il suicidio di Mike Kelley. La mostra con Andrea Lissoni all'Hangar Bicocca nel 2013 dedicata all'artista californiano sarà il modo costruttivo di elaborare il trauma, forte della filosofia yoga che ormai le appartiene e la protegge, fisicamente e psichicamente.
Per quel che riguarda l'immediato futuro, "i progetti di scrittura stanno diventando sempre più importanti; sono parte attiva della Kchung Radio, voce della collettività creativa di Los Angeles, e sto curando una serie di eventi in una chiesa episcopale di East La, la più antica della contea. Qui, circa 50 anni fa, si formò il movimento Chicano, quando uno sparuto gruppo di giovani immigrati dal Messico pronunciò a piena voce la frase "Noi siamo…". In quell'affermazione e nel rispetto per identità diverse, di etnia o di genere, per me risiede il bene più prezioso della società americana. Proprio in quella chiesa, caratterizzata da un'estrema apertura mentale e da una politica di inclusione, con matrimoni gay celebrati al suo interno, ho curato la performance di Julie Tolentino e Jeffrey Vallance, a ottobre presenterò il film Echo dell'artista antropologa Fiamma Montezemolo e a gennaio Candidate, un musical politico di Lovett/Codagnone, con musiche di Michele Pauli".
E infine una wild card tutta da giocare: per la Biennale 2015, West of Rome sbarcherà a Venezia con una mostra dedicata a Leni Sinclair, fotografa oggi settantenne, testimone della controcultura e dei movimenti giovanili nell'America Anni '60. Un nuovo asso nella manica dell'imprevedibile Emi.
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