Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2014 alle ore 11:14.

My24

Una donna viene convocata dall'anziana madre, che poco dopo la morte del marito, un libanese trapiantato in America, avendo già trovato un nuovo compagno, vuole darle una notizia importante. La figlia si aspetta di sentirsi dire che i due sono già pronti per sposarsi, e invece la notizia riguarda lei: il suo vero padre non è il libanese, ma l'americano con cui la madre si è appena fidanzata, un suo vecchio amante.
Il punto non è l'originalità della storia: le abbiamo lette in cento libri, storie di padri scambiati. Il punto è che la donna racconta al narratore che appena ricevuta l'informazione si è guardata la mano e l'ha trovata più bianca: per tutta la vita aveva considerato scura la propria carnagione, per via delle sue origini libanesi.
Questa è solo una delle tante storie, proprie o altrui, romanzate o riferite in forma di memoir, che il poeta Ben Lerner, 1979, residente a Brooklyn, compila in 10:04, il suo secondo libro di prosa: alternando capitoli da memoir a capitoli di dichiarata invenzione, Lerner trova una ragione perspicua possibile per convincerci che il suo libro di autofiction alla europea non sia solo un gioco postmoderno: le informazioni che ci cambiano la vita la fanno sembrare un sogno, o un'opera di finzione. Se raccontiamo a partire da questo incrocio di illusioni, tra finzione e verità non c'è differenza sostanziale, perché entrambe descrivono lo sconcerto di percepire la realtà.

La mano che cambia colore al cambiare delle informazioni rimanda direttamente, nell'immaginario di Lerner, alla mano di Marty / Michael J. Fox in Ritorno al futuro: che gli appare sbiadita, in via di sparizione, mentre si trova nel 1955, trent'anni indietro nel tempo, e l'incontro fatidico fra i suoi futuri genitori è temporaneamente saltato a causa del suo stesso intervento nella trama del '55: motivo per cui Marty a rigor di logica non nascerà e perciò già va scomparendo.
Le 10:04 che danno il titolo al libro sono l'ora precisa del 12 novembre 1955 in cui il tuono colpirà il campanile, e per via di un complicato gioco di antenne e cavi la macchina del tempo, permettendo a Michael J. Fox di tornare nel 1985. Lerner è un poeta, e grazie alla poesia e a un po' di cultura pop, è riuscito a trovare il Flusso Canalizzatore che fa viaggiare la fiction nella non-fiction e la non-fiction nella fiction. «Mentre costruivo e smontavo una quantità di narrazioni che si accavallavano una sull'altra … sentii in modo acuto quanti giorni diversi si potessero costruire a partire da un dato giorno, sentii più possibilità che determinismo, il baluginio utopico della finzione». Cito queste righe traducendole male, ma il libro, uscito in America il 2 settembre e già considerato il futuro della giovane letteratura americana, lo pubblicherà presto Sellerio con la traduzione di Martina Testa, che come editor di minimum fax ci ha fatto conoscere la generazione precedente di innovatori letterari americani.

La letteratura dei trentenni, quella successiva alla generazione d'oro di Moody, Wallace, Lethem, Saunders, Franzen, sta sperimentando forme europee come i registi americani degli anni settanta si ispirarono alla Nouvelle Vague e ai neorealisti italiani. Per seguire questa nuova letteratura bisogna star dietro all'editor di Sellerio Mattia Carratello, che negli ultimi tempi ha pubblicato, in attesa di 10:04, l'autofiction strampalata e arty di Sheila Heti, La persona ideale, come dovrebbe essere?, e i profili da rivista di John Jeremiah Sullivan, raccolti in Americani (disclaimer: l'ho tradotto io). Questi autori sembrano tutti scrivere in un contesto moralmente più incerto di quello dei loro predecessori: i figli dell'era Bush-Clinton-Bush hanno sempre inventato con la certezza di saper azzeccare le linee di demarcazione morali; i loro successori hanno meno parametri, e la loro lettura a volte disturba i lettori abituati alle certezze quasi vittoriane di Wallace, Franzen e Saunders, ma incuriosisce o esalta chi in America è stanco di essere trattato, da lettore, come un bambino da educare.
Per il lettore italiano è uno strano incontro: Lerner, per esempio, scrive libri circolari, profumati e filosofici come quelli di Sebald. E noi in Italia di sebaldiani ne abbiamo diversi, così come di autori di libri aperti e informi: Emanuele Trevi, Walter Siti, Edoardo Albinati, l'ultimo Starnone. Sarà interessante vedere se gli americani cominceranno a tradurre gli europei contemporanei. Per ora stanno leggendo la saga di Elena Ferrante e sono molto colpiti.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi