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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2014 alle ore 10:21.
Il paesaggio è quello esteso e lunare della Versilia d'inverno. Il panorama grigio e a tratti angosciante della costa che d'inverno si tramuta in un non luogo disperante, fatto di lunghi silenzi e attonite solitudini. Dentro questo scenario si muove come un detective d'altri tempi il commissario Dino Santini, frequentatore di trattorie e amante della buona cucina.
Santini sembra uscito da un racconto di Gianni Brera (se non addirittura da un'osteria sotto braccio con lo storico giornalista). Irriverente e scettico, assume su di sé il carattere bonario, ma cupo di una storia nera che buca il genere del noir per diventare affresco d'ambiente. Filippo Bologna, al suo terzo romanzo, con I morti non hanno fretta (Mondadori) sceglie la strada del poliziesco, termine quanto mai caduto in disuso, ma che ben chiarisce la struttura di una storia in cui Dino Santini non è semplicemente un investigatore, ma la figura doppia che svela e contemporaneamente racconta.
Bologna si muove saldamente poggiando su una scrittura netta ed efficace, per nulla appiattita o banalmente funzionale all'intrigo. I dialoghi serrati e forti di un'ironia dolce e sottile si alternano alle riflessioni disincantate e affilate del protagonista. La provincia non è un'etichetta utile solo ad ambientare un delitto efferato, ma diviene il corpo stesso della vittima. A bordo della propria bicicletta Dino Santini attraversa il racconto e soprattutto zigzaga tra le pulsioni di un territorio sospeso tra nostalgia e complicità.
L'anima di Santini è costretta tra i rivoli di una società spogliata delle proprie peculiarità. Partendo da lì, come dalle tracce di un dna, Bologna mette in scena un romanzo che supera i confini della provincia. Di seta è il cappio con cui viene uccisa la vittima, la seta che richiama al bondage come pratica sessuale e soprattutto quale nodo tra piacere e costrizione. Una contraddizione che si sviluppa nelle dinamiche famigliari e sentimentali tipiche di un'epoca passata. Fino a sciogliersi in un magma di paure irrazionali che dalla provincia raggiungono l'immensità impalpabile dell'Est asiatico.
Gli affari privati diventano delitti pubblici. Gli occhi e gli sguardi delle persone senza giudizio azzardano pregiudizi e reiterano vecchie abitudini inutili e incapaci di alcuna forma di verità. La luce acceca, ma non scalda più a novembre, il freddo incombe e l'unica possibilità è cambiare padrone, all'occasione.
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