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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2014 alle ore 10:20.

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Tempo fa, parlando di Lucio Battisti, il mensile inglese The Wire lo definì «lo Scott Walker italiano»; quindi per proprietà transitiva possiamo azzardare che Scott Walker è il Lucio Battisti inglese (anche se in realtà è nato negli Usa). Ora, forse un po' è così, ma anche no: innanzitutto, diciamo che Battisti è morto e Walker è vivo; poi sì, i due condividono una carriera che li ha portati dalle hit d'alta classifica a una serie di dischi sempre più inafferrabili e criptici; solo che ecco, Battisti sarà pure l'autore di Anima Latina e dei glaciali lavori del periodo panelliano, ma Walker è uno che in quarant'anni è passato dal Burt Bacharach di Make It Easy On Yourself a robe che paiono Ligeti che rilegge Schumann accompagnato dagli Einstürzende Neubauten con Frank Sinatra alla voce dopo che è andato a lezione da Cathy Berberian.

Il suo ultimo album, Bish Bosh, è uscito due anni fa ed è un funereo capolavoro che, chitarre elettriche a parte, pare più prossimo al Wozzek che a qualsivoglia eresia pop («fa suonare Nick Cave come Noah and the Whale», ha suggerito The Independent). Per uno che negli anni Sessanta se la giocava in celebrità coi Beatles e aveva un programma tutto suo alla TV inglese, è un percorso se non altro... diciamo anomalo. Più che Battisti, provate a immaginare Gianni Morandi che a mezzo secolo da In ginocchio da te decide di inscenare il Prometeo di Luigi Nono in una fabbrica abbandonata con la collaborazione della Societas Raffaello Sanzio. So che è una scena oltre le soglie del grottesco, ma più o meno siamo lì (credo).

Da questo punto di vista, quando a inizio estate è arrivata la notizia che Walker sarebbe tornato in autunno con un nuovo album inciso assieme ai Sunn O))), di stupefacente c'era tutto sommato poco. Va bene, se i Sunn O))) non li conoscete, vi spiego chi sono: duo statunitense che è solito esibirsi a volumi insostenibili incappucciato da sacerdoti di non si capisce quale culto pagano, i Sunn O))) sono tra i pionieri del cosiddetto drone metal, un tipo di metal estremo e moooolto lento, lentissimo direi, che nelle intenzioni aspira a far convivere le grandi masse del padre del minimalismo La Monte Young con gli ampli surriscaldati dei più turpi black metallers adoratori di Satana. Di nuovo, può sembrare una storiella grottesca, ma titoli come Black One (2005) e Monoliths & Dimensions (2009) sono tra i dischi più cupi, affascinanti e perché no belli del decennio passato, e vi assicuro che da ridere c'è proprio poco.

Comunque, dicevo: visti i rispettivi trascorsi, la collaborazione tra Scott Walker e Sunn O))) – prontamente ribattezzata Scott O))), figurarsi – è tutto tranne che improbabile; per certi versi, è un aggiornamento avantgarde e un tantino più credibile della famigerata coppia Lou Reed/Metallica.

E però, l'annuncio del nuovo album ha fatto saltare sulla sedia praticamente tutti: «A cosa potrà mai assomigliare una collaborazione tra un tizio che percuote pezzi di carne e un gruppo che aspira a far levitare il pubblico a furia di rumore?», si è domandato a luglio il Guardian. Possibile risposta: da quanto è dato sentire, più o meno alla somma aritmetica dei due. E cioè droni dal giorno del giudizio e voce operistica che declama torvi versi su uno strapiombo di distorsori.

27 settembeIl disco si chiama Soused, esce il 20 ottobre ed è pubblicato dalla 4AD, l'etichetta che, tra le altre cose, dalle eteree nenie dei Cocteau Twins è passata all'indie-hip di Grimes e Ariel Pink.

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