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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2014 alle ore 08:15.

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Vick il virtuoso. Che ricrea il teatro come non si fa più. Che osa al Sociale di Como un Don Giovanni di Mozart riletto come se fosse la prima volta (ed è invece la quinta) con giovani cantanti per lo più al debutto, mettendo se stesso e noi alla ricerca di un oggetto magico e segreto, mantenendo il fascino finale dell'interrogativo aperto. Virtuoso: esempio perfetto per rispondere ai mille dubbi sul caravanserraglio dei teatri italiani, feriti in questa settimana dalla batosta delle dimissioni di Muti a Roma. Vick è a Como e ha provato l'opera da metà agosto con una doppia compagnia che poi girerà in sette altri teatri, dal Circuito Lombardo, a Bolzano, a Jesi. Nei classici quaranta giorni (chi mai li fa più?) ha lavorato di genio e passione, costruendo dall'interno.
Tutti i cantanti sempre in sala e in crescita a vista, alternativamente sugli stessi passi. Non si mette solo in scena: si crea un mondo di Don Giovanni. Il libertino irretisce in un cerchio di fuoco: chi entra lì – e tutta l'azione si svolge lì – depone ogni convenzione di tenerezza amorosa. Tutte le combinazioni della violenza di coppia affiorano in un domino in crescendo di freddezza, cinismo, ostentata volgarità (Don Ottavio è costretto a un rapido, brutale servizio a Don Giovanni). Il primo finale è una festa orgiastica, ma soprattutto di classica e musicale esattezza. Mai viste le danze, geniali, di Mozart, illustrate con tanta ritmica fedeltà, nei passi rigorosi del coreografo Ron Howell. Bravissimi comparse e i ragazzi del Coro, tutti alle prime armi. Spiace un po' svelare il finale ultimo, e chi voglia vedere l'opera si fermi qui. Don Giovanni viene "inglutito" in platea: ce lo troviamo di colpo seduto in una poltrona accanto. L'inferno è lì. È l'uscita dal cerchio.
Mentre il sestetto dei ragazzi in scena canta la morale gettando rabbiosamente gli abiti a terra. Don Giovanni non si distrugge. Don Giovanni è tra noi. Cantato con bravura da Gezim Myshketa e Dionisos Sourbis, in alternanza, appaiati a Andrea Concetti e Leonardo Galeazzi, importanti Leporelli. Un filo sotto le donne, e si sa che in Don Giovanni il problema sono loro: Federica Lombardi e Mariateresa Leva affrontano Donna Elvira, Valentina Teresa Mastrangelo e Ekaterina Gaidanskaya sono Donna Anna. Alessandra Contaldo nobilita Zerlina, con Alessia Nadin; autorevoli i due Masetti di Riccardo Fassi e Davide Giangregorio. Don Ottavio ha buone carte con Giovanni Sebastiano Sala e Matteo Mezzaro. Mariano Buccino e Christian Saitta tuonano nel Commendatore col deambulatore. Diventerà una statua gigantesca. Un totem nero, che sotto è il manichino di donna nuda. Anche musicalmente questo Don Giovanni è costruito da Vick: José Luis Gomez-Rios batte il tempo e l'orchestra dei Pomeriggi Musicali resta di sfondo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Don Giovanni di Mozart; direttore José Luis Gomez-Rios, regia di Graham Vick; Como, Teatro Sociale, poi a Jesi, Pavia, Cremona, Fermo, Brescia, Bolzano, Reggio Emilia, fino al 13 dicembre
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La Domenica partecipa con affetto al lutto della nostra collaboratrice Carla Moreni per la scomparsa del padre Natalino

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