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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2014 alle ore 08:34.

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C'è una stronzata che si chiama Bechdel test. Serve per valutare se un film è sessista. Lo è qualunque film in cui non ci siano due donne di cui si conosca il nome (cioè: due personaggi d'una certa rilevanza) che parlano tra loro d'un argomento che non sia un uomo. Gravity è quel film che ha vinto sette Oscar nel 2014, quello in cui ci sono solo due astronauti, lui nella stazione, lei in orbita. Era la parte che tutte le attrici volevano, in una Hollywood che ha iniziato a dire «non ci sono più ruoli per le donne» da così tanti decenni che ormai tutti i cast dovrebbero essere di soli maschi. Una protagonista assoluta di un film di fantascienza, perdipiù diretto da un autore prestigioso (Alfonso Cuarón). Sandra Bullock, che alla fine ha ottenuto la parte, ha guadagnato 70 milioni di dollari (aveva una percentuale sugli – ottimi – incassi). L'avete già capito: Gravity non passa il test di Bechdel. È tecnicamente un film maschilista.

Jenji Kohan è la capoprogetto di Orange Is the New Black, la serie tv di Netflix ambientata in un carcere femminile. Quest'estate ha dato un'intervista all'Hollywood Reporter in cui affrontava l'annoso tema dell'equal pay (a parità di competenze, donne e uomini hanno diritto allo stesso stipendio). Diceva che il suo migliore amico – Matthew Weiner, a capo della serie Mad Men – fatturerà 30 milioni di dollari per le ultime tre stagioni del telefilm, e lei si chiede: perché io non guadagno altrettanto?
Nell'intervista, Kohan non si risponde: perché sei meno brava. Non può non saperlo: gioca nel campionato dei grandi, avrà un manager e un avvocato e un agente, almeno, preposti a trattare i suoi compensi. Non è un'operaia alla mercè del padrone: è una professionista del settore più competitivo che ci sia, la tv americana. Sa benissimo che Shonda Rhimes (la tizia che si è inventata Grey's Anatomy e Scandal) è l'essere umano che guadagna di più in quel campo. E che prima di lei il primato era di Oprah Winfrey (anche lei donna, anche lei nera: nei settori dove conta solo quanti soldi fai fare, non importa a nessuno con che organi sessuali o con che colore di pelle tu lo faccia).

Se Kohan fa la lagna femminista, invece di cambiare agente e trovarne uno che le tratti un cachet più alto, è perché la lagna femminista si porta moltissimo. È ovunque.
È maschilista L'amore bugiardo, il thriller da cui David Fincher ha tratto il film che sta per uscire. La protagonista è una stronza senza appello. Pure il marito non è che sia una chicca d'uomo, eh. Ma che c'entra: se scrivi una lei malvagia è perché odi le donne (l'autrice, Gillian Flynn, è una donna: dare dei maschilisti agli uomini era troppo facile, serviva un upgrade).
È maschilista la trilogia di Cinquanta sfumature, perché ehi, lui è un maschio dominatore nonché miliardario. Capisco che duemila pagine di pornosoft in cui il porno è molto blando non vada di leggerle a nessuna zelante editorialista, ma se l'avessero fatto saprebbero che il maschio dominatore abbandona le sue perversioni praticamente subito, redento dalla vergine, e che tutta la storia è la fantasia sessuale di una donna molto pigra e molto servita e riverita (lui, causa traumi infantili, non vuol essere toccato, il che è una bella comodità). Anche l'autrice delle Sfumature è una donna, ma chiaramente odia le donne, sennò mica avrebbe fatto lei vergine e ingenua, e lui ricco e prepotente. Se il tic “sessismo” – ormai più fastidiosamente onnipresente di quanto lo fosse nel decennio scorso “no logo”, e in questo “chilometro zero” – fosse esistito negli anni 80, le critiche a Dirty Dancing, quel film in cui la vergine portava cocomeri e il ballerino la conduceva in abissi di dissipazione e mambo, sarebbero state esilaranti.
Ma è una moda recente. “Femminismo” ha sostituito commercialmente “amore”, la parola che una volta gli editori assicuravano facesse aumentare del 20 per cento le vendite dei libri: ci accorgeremmo dei saggi sulla pop culture di Roxane Gay, se la raccolta non s'intitolasse Bad Feminist?
Epperò: può la rivendicazione femminista privare le donne di evidenti vittorie di categoria quali film dove fanno le astronaute e guadagnano pure cifre ragguardevoli? No, certo. Quindi, si trova una scappatoia per la regola. Ma certo che passa il test: Sandra Bullock parla col fantasma della figlia. È morta, d'accordo; ma è femmina.

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