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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2014 alle ore 18:33.

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Il cinema d'animazione è ancora protagonista nelle nostre sale: dopo «Si alza il vento» di Hayao Miyazaki, uscito nelle scorse settimane, questo weekend è il turno di «Boxtrolls – Le scatole magiche», ultimo gioiellino prodotto dalla Laika Animation. Tra le novità, sorprende anche «Medianeras» mentre il nuovo «Sin City» delude senza possibilità di appello. Firmato dai semi-esordienti Graham Annabelle e Anthony Stacchi, «Boxtrolls» è un film, pensato per i più piccoli, che farà divertire tutta la famiglia.

Protagonista è un gruppo di simpatici troll che indossano scatole di cartone e vivono nel sottosuolo di una cittadina chiamata “Pontecacio”. La leggenda vuole che questi siano degli spietati mostri, con l'abitudine di rubare bambini e formaggi alla gente del luogo: in realtà stanno allevando come uno di loro un bambino orfano, di nome Egg, di cui si sono presi cura fin da quando era in fasce.

Tratto dal romanzo di Alan Snow «Here Be Monsters», «Boxtrolls» è un prodotto godibile e senza grosse pretese, surreale nella storia e valorizzato da un buon apparato visivo.
Non a caso, alle spalle dei due registi c'è la Laika, casa di produzione che aveva già realizzato lo splendido «Coraline e la porta magica» di Henry Selick e il notevole «ParaNorman» di Chris Butler e Sam Fell: le atmosfere di «Boxtrolls» sono simili, seppur più infantili, e si riconosce il tocco personale di questa nuova e affascinante realtà dell'industria dell'animazione.
Un consiglio: non perdetevi i titoli di coda.

Interessante anche «Medianeras – Innamorarsi a Buenos Aires», opera prima di Gustavo Taretto. Nella capitale argentina si sfiorano le vite di due persone particolarmente sole: lui è fobico e si chiude nel suo monolocale, avendo soltanto relazioni virtuali; lei è da poco uscita da una lunga storia d'amore e la sua esistenza è sempre più confusa. Sono vicini di casa, ma non lo sanno: riusciranno a incontrarsi e a conoscersi?
Presentata al Festival di Berlino del 2011, arriva finalmente nelle nostre sale una pellicola ben approfondita dal punto di vista psicologico, che è anche un bell'omaggio alla città di Buenos Aires, ritratta in tutte le sue contraddizioni.

Più dell'andamento narrativo, a tratti banale, conta lo sguardo del regista sulla città natale, critico e affettuoso allo stesso tempo: una metropoli alienante, in cui s'incrociano ogni giorno centinaia di persone di cui, dopo un timido sguardo, non si saprà più nulla.
Ben poco convincente è invece «Sin City – Una donna per cui uccidere» di Robert Rodriguez e Frank Miller. Sequel del fortunato film del 2005, sempre ispirato ai fumetti dello stesso Miller, vede incrociarsi tre differenti storie: Dwight (in precedenza interpretato da Clive Owen, ora da Josh Brolin) si ritrova in balia della sua ex-fidanzata Eva (Eva Green) che lo inganna e manovra per i suoi loschi piani; Il giovane Johnny (Joseph Gordon-Levitt) sfida a poker il malvagio senatore Roark (Powers Boothe); Nancy (Jessica Alba), intanto, continua a sognare di vendicare la morte del suo amato Hartigan (Bruce Willis).

Poca coesione e ancor meno equilibrio tra le parti sono i peggiori difetti di un lungometraggio fiacco, privo di guizzi e che non riesce mai a emozionare. Lo stile è ormai stantio e persino il ricco cast è decisamente sottotono. Infine, una menzione anche per «Perez.» di Edoardo De Angelis. Presentato fuori concorso all'ultima Mostra di Venezia, ha per protagonista un avvocato d'ufficio, Demetrio Perez, che lavora a Napoli. La sua vita verrà sconvolta quando accetta un nuovo caso che coinvolge il fidanzato di sua figlia.
Efficace nella prima parte, il film si perde col passare dei minuti, a causa di una sceneggiatura troppo carica di cliché, e soltanto il discreto finale regala qualche (piccola) sorpresa. Altalenante performance di Luca Zingaretti (Perez), più convincente Marco D'Amore (il fidanzato della figlia), noto per il ruolo di Ciro nella serie tv «Gomorra».

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