Cultura

L'orgoglio ferrarese, Donna Tartt e i libri eterni

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L'orgoglio ferrarese, Donna Tartt e i libri eterni

Intorno al lungo tavolo a ferro di cavallo del salone d'onore di Palazzo Magnanini detto Roverella, nel cuore di una Ferrara piena di sole e di storia, ho passato la mattinata di sabato della scorsa settimana e mi ha riconciliato con la scrittura e l'amore per il libro.

Presiedo la giuria tecnica del Premio Estense e tutti i testi selezionati sono di assoluta qualità, ma ciò che mi è rimasto dentro è l'orgoglio dei quaranta giurati popolari ferraresi, la passione che traspare dalle loro parole, il senso profondo che lega questo premio al “popolo della Bassa” e alla città del Rinascimento. Si capisce, intervento dopo intervento, che dentro le Mura la magia del libro e il gusto della lettura non si sono mai spenti. Miracoli di quella provincia italiana che custodisce tradizioni e valori senza mai alzare la voce, che insegue la psicologia dei personaggi e si innamora del dettaglio, si accapiglia sulla qualità della scrittura e il gioco dei sentimenti. A vincere sarà Il Paese del Male di Domenico Quirico e Pierre Piccinin, molto più del racconto di una prigionia, un viaggio nella cattiveria che fa tremare il mondo, ma ora mi scorre davanti agli occhi il racconto di quella mattinata, le osservazioni sulla corposità del libro di Giuseppe Marcenaro, Wunderkammer, la sua copertina monocromatica e senza foto, la finezza della scrittura narrativa e il passo ironico che anima i suoi personaggi più o meno noti. Ricordo l'intervento appassionato di un imprenditore, Giorgio Piacentini, che non nasconde il suo trasporto per Wunderkammer e vuole a ogni costo smontare il rilievo sulla corposità e lo fa così: «Ascoltandovi, mi è venuto in mente un viaggio di qualche mese fa e una sosta in Autogrill. Vedo un ragazzo di dodici/tredici anni che si avvicina all'espositore dei libri con occhio curioso e interessato. Prende in mano un grosso libro. Sopraggiunge la madre e con fare frettoloso, sbrigativo, ahimè superficiale, gli dice: che cosa fai con quel libro, è troppo grosso, vieni via! Il ragazzo ripone il libro con sguardo triste, rassegnato. In quel momento ho pensato che se quella mamma avesse letto Wunderkammer, probabilmente avrebbe lasciato libero suo figlio di approfondire la sua voglia di conoscenza».

Si ferma un attimo, alza gli occhi al cielo, e poi tira le sue conclusioni: «Siamo nella lunga notte dell'euro, i Paesi del Male si moltiplicano, i libri continuano a bruciare ma risorgono dalle loro ceneri: riposiamoci un po', leggendo un libro di incredibile bellezza che tra l'altro fa rifulgere, se ce ne fosse bisogno, la nostra lingua italiana». Divertente il siparietto, dopo la proclamazione del vincitore, di Giuseppe Marcenaro che ringrazia Piacentini per il suo giudizio e si sente dire da un altro giurato popolare, l'avvocato Giovanni Polizzi, che «il suo è un libro eterno, si può leggere sempre, in ogni momento della nostra vita mentre il libro di Quirico è un libro attuale, importante che si può leggere con interesse soprattutto in questo momento storico». Marcenaro saluta entrambi, e dice «Beh, vincere è sempre da snob!».
Venerdì sera vado a cena da Paolino, a Capri, mancavo da un po' ma sotto la limonaia sento odore di casa, e mi ritrovo a tavola a fianco di Donna Tartt, premio Pulitzer per la narrativa con il romanzo Il Cardellino, 892 pagine di grande letteratura e una donna minuta con il Mississippi nel cuore, e di un festeggiato molto speciale, Raffaele La Capria detto Dudù, che “accudisce” la Tartt come una figlia e viene ricambiato di premure fino al taglio della torta del novantaduesimo compleanno. Scherza Dudù, un pezzo di letteratura tra Napoli e Roma, e butta lì: «Mio fratello dettava e io scrivevo». Donna Tartt muove i suoi occhi vispi e intensi, e racconta: «Quando scrivo non mangio, mi nutro di mandorle». Le chiedo dei giovani americani e mi dà una risposta per me sorprendente: «Hanno riscoperto il libro di carta, tutto merito di Harry Potter, in America si va a decenni, prima c'è stata la moda dell'impegno civile, poi quella del cinema e della musica, poi è arrivata la lunga stagione salutista, ora i ventenni sono tornati a entrare in libreria, a toccare e leggere il libro». Guardo Dudù, mi sembra soddisfatto, ma chiede conferma: «Che cosa ha detto lo “scricciolo pieno di vita”? Ho capito bene? Ha detto che è ritornata di moda la lettura del libro, è vero? Che bella notizia!». «Sì Dudù, ha detto proprio così» rispondo e torno con la testa a Ferrara e all'incontro in Autogrill dell'imprenditore giurato. Speriamo che le altre mamme italiane leggano Wunderkammer e non dicano mai più «vieni via» al figlio adolescente che vuole comprare «un libro grosso».

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