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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2014 alle ore 08:13.

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Frieze è ormai un brand. E per il contemporary è anche un must. Per dirla con parole nostre, è un appuntamento fondamentale per il mercato dell'arte contemporanea, per galleristi, collezionisti e istituzioni. Al suo dodicesimo anno consecutivo, la fiera in Regent's Park a Londra, da mercoledì a sabato prossimi, conta più di 160 espositori da tutto il mondo e un pubblico che appartiene a una comunità, sempre in aumento, che non ha confini geografici (orario dalle 12 alle 19; biglietto base 33 GBP; altre info su www.frieze.com).
Il giorno prima dell'opening, martedì, ci sarà una preview a inviti, e mercoledì l'intera giornata è riservata ai professionisti. Sono questi i due giorni più caldi, in cui il clima è davvero effervescente. «È una fiera velocissima. Tutto si gioca nei primi due giorni, ma addirittura nelle prime ore, se non minuti, dopo l'apertura», spiega Valentina Suma, classe 1982, socia di Angelica Bazzana, di soli due anni più anziana, che con la loro galleria Fluxia di Milano partecipano per il secondo anno. Il loro esordio nel 2013 è stato col botto: lo stand con i lavori dell'olandese Marlie Mul, loro coetanea, è stato interamente venduto in un batter d'occhio.
Commercialmente Frieze funziona. Cioè si vende. E quand'anche non si chiudono gli affari sperati, si torna comunque casa con un carnet ricco di nuovo contatti, se non nuovi clienti.
«Come in tutte le fiere molto selettive, la soddisfazione è anche quella di vendere una proposta di qualità», dichiara Marco Altavilla, socio di Paola Guadagnino nella galleria T293 con sedi a Roma e Napoli, entrambi quarantenni. Presenziano a Frieze dal 2009 e sono fiduciosi che fare ricerca paghi, «Cerchiamo di intercettare le tendenze. Abbiamo iniziato con giovani che adottavano temi e linguaggi concettuali per passare più recentemente a chi sta riscoprendo la ricerca pittorica sui materiali e sull'astrazione».
Londra, dal punto di vista del saper guardare avanti è certamente tra le piazze privilegiate. «C'è un tessuto di musei e istituzioni che non ha pari, a proposito di apertura e ricerca del nuovo. Non penso solo ai colossi tipo Tate, ma anche a realtà come la Serpentine o la Barbican», conferma il milanese Giò Marconi, un veterano di Frieze, tra i pochi italiani presenti fin dalla prima edizione del 2003, che quest'anno condivide lo stand con il collega Meyer Riegger di Karlsruhe per il «solo show» di Rosa Barba, una siciliana del '72 che vive e lavora a Berlino.
Qualche defezione nostrana c'è stata rispetto all'inizio. «Le strategie cambiano, talvolta anche velocemente, e ciascuno fa la sua scelta», commenta Marconi, «Indubbiamente la concorrenza rappresentata da Fiac Parigi rispetto a qualche anno fa è più forte. La città, per gli stranieri, soprattutto per gli americani, ha sempre il suo appeal e quindi chi si rivolge a quella clientela è facile che possa preferire la fiera di Parigi a quella di Londra».
Le date di Fiac, dal 23 al 26 ottobre, sono molto ravvicinate rispetto a Frieze, così da imporre talvolta una scelta. Perché non va dimenticato anche il costo ormai molto alto di partecipazione a fiere così importanti. Per Frieze, un gallerista che espone nella sezione «Main», cioè la più importante e prestigiosa, a cui si accede se molto qualificati, con stand dalle metrature più ampie, deve mettere a budget una spesa di circa 60/70.000, calcolando ovviamente i costi dei viaggi, permanenza, allestimento e talvolta anche per la realizzazione dei lavori esposti.
Una sezione più abbordabile, riservata alle gallerie più giovani che possono accedervi solo per tre anni, si chiama «Focus». È concesso portare i lavori di un solo artista, o al massimo due, gli stand sono più piccoli e quindi costa anche meno.
C'è infine una novità per questa edizione 2014 rappresentata da «Live», la sezione riservata ai galleristi che presentano artisti che lavorano con le performance. Sono sei i team selezionati, da Parigi, Istanbul, Berlino, Iwaki, e ovviamente Londra. Che è la città in cui hanno sede moltissimi tra gli espositori, che si contendono il primato con i parigini anche come presenze a Frieze. Ma poi, quel che è entusiasmante di questo palcoscenico davvero planetario, è incontrare in un solo giorno, galleristi che vengono da ben più lontano: Bogota, San Paolo, Rio de Janeiro, Mexico City, Johannesburg, Cape Town, Mumbai, Beirut, Tel Aviv, Dubai, Tokio, Seoul, Guangzhou e Shangai. Ma da ovunque vengano, sanno pronunciare alla perfezione «Frieze», una parolina magica dal suono seducente.
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