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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2014 alle ore 08:13.

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«Classico contemporaneo»: una definizione che viene usata con grande liberalità per gli artisti di oggi, fin troppo spesso. Igor Mitoraj invece lo era davvero, classico e contemporaneo, con il suo lavoro di rilettura delle forme classiche, con le sue anatomie giganti e senza tempo che lo hanno reso popolare e amatissimo, come si è visto in questi primi giorni dopo la sua scomparsa lunedì scorso a Parigi. Nato in Polonia, nel 1944, cresciuto sotto il regime comunista innamorandosi del Rinascimento e dell'Impressionismo sui libri, a diciannove anni si iscrive all'Accademia di Cracovia dove studia con Tadeusz Kantor. Per tutti gli anni Sessanta Mitoraj è soprattutto pittore, e nel 1968 su consiglio di Kantor parte per studiare all'École Nationale Supérieure des Beaux Arts di Parigi. Ma nei primi anni Settanta altre culture lo chiamano: un anno trascorso in Messico, con l'arte azteca, lo riporta a Parigi scultore. Il successo in Francia è rapido.
Tra il 1978 e il 1979 Mitoraj fa una serie di viaggi che, ognuno a suo modo, gli indicano la strada. A New York, scopre di essere profondamente europeo. La Grecia diventa la sua prima materia; vi tornerà spesso, per attingere al mondo antico e mitologico che farà da base alle sue sperimentazioni formali. La Toscana diventa la sua casa: Pietrasanta, la "piccola Atene" con le cave e i maestri del marmo, è luogo di elezione e di felicità, punto di partenza per un lungo rapporto d'amore reciproco con l'Italia. La sua estetica del frammento, che spezza, scava, ferisce e sfasa enormi torsi, piedi, bocche di consistenza classica, dando loro una qualità filosofica, ha insieme la personalità e la piacevolezza necessarie per entrare nelle collezioni private e nelle commissioni pubbliche: è chiamato a Roma, ai Mercati di Traiano, nei campi di Venezia, nella Valle dei Templi di Agrigento. È il primo artista contemporaneo a esporre in Piazza dei Miracoli a Pisa (fino al 15 gennaio 2015). Il suo gallerista italiano, Stefano Contini, racconta che Mitoraj, lento nel produrre, ha sempre privilegiato le esposizioni in Europa e in Italia: la grande retrospettiva prevista per la primavera aprirà tra aprile e maggio a Pietrasanta. Un omaggio affettuoso nella sua città, dove le ceneri dell'artista torneranno la settimana prossima.
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