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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2014 alle ore 15:41.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2014 alle ore 09:32.

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Papa Paolo VI (Olycom)Papa Paolo VI (Olycom)

Per spiegare quanto l'attuale Papa, Francesco, abbia a cuore la figura di Paolo VI, Marchetto ne cita un'intervista: «Sono il primo Papa che non ha preso parte al Concilio e il primo che ha studiato la teologia nel dopo Concilio e, in quel tempo, per noi la grande luce era Paolo VI». Si rifà a uno studio sulla Evangelii gaudium di papa Francesco per rilevare la sua “dipendenza” da Paolo VI: «Il documento nomina cinque volte Paolo VI e contiene 25 sue citazioni, di cui 14 tratte dall'Evangelii nuntiandi; due dalla Ecclesiam suam; quattro dalla Populorum progressio; due dalla Octogesima adveniens; infine due dalla Gaudete in Domino». Tutti documenti montiniani.

In particolare per quanto riguarda la Evangelii nuntiandi, monsignor Marchetto ricorda come papa Francesco la consideri ancora oggi «il documento pastorale più importante, che non è stato superato, del post-concilio», «un cantiere di ispirazione», «il testamento pastorale del grande Paolo VI». E come creatore del Sinodo dei Vescovi, sempre Montini fece recepire «uno dei punti fondamentali e nevralgici del Vaticano II: la collegialità, che non deve mettere in crisi l'altro principio di identificazione della Chiesa Cattolica, e cioè il primato di Pietro e dei suoi successori, i vescovi di Roma. E naturalmente il Sinodo fu creato nel rispetto di queste due componenti vitali della somma auctoritas nella Chiesa». «Com'è ovvio colui, il Papa Paolo VI, che aveva difeso strenuamente tale binomio in Concilio creò un Sinodo che lo rispetti», sottolinea Marchetto a proposito del dettato montiniano di procedere «cum Petro e sub Petro». Quella di Montini è «la beatificazione di un Papa moderno, con aggancio dunque alla contemporaneità, all'incarnare il Vangelo nell'oggi di Dio», conclude lo studioso del Concilio. E se, in qualche modo, Paolo VI è ancora una figura piuttosto incompresa, è «perché manca una cultura storica vera che vinca i pregiudizi ideologici».

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