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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2014 alle ore 08:15.

La sfida di Pandolfini sarà dimostrare che il mercato dell'arte segna il passo quando l'offerta è di media qualità, ma non conosce crisi quando all'incanto vanno capolavori di livello internazionale. La prova del nove si avrà il 28 ottobre, quando la casa d'aste fiorentina, preferita da aristocratici e intellettuali, celebrerà con una grande vendita i suoi primi novant'anni di pubblici incanti, nonché i primi sessanta trascorsi in Palazzo Ramirez Montalvo (Borgo degli Albizi 26).
I festeggiamenti incominceranno già mercoledì 22 ottobre alle ore 18, con due relatori d'eccezione: Alvar Gonzales Palacios e Nicola Spinosa, invitati nella sede di Firenze a coversare sul mercato e sulla storia del l'arte in Europa. Sarà un bel macht ascoltare le intuizioni attributive dello specialista cubano di arredi antichi e i racconti appassionati dello studioso di pittura napoletana del Seicento, già Soprintendente di Capodimonte. Poi martedì 28 ottobre sarà una giornata di vendite molto particolari; ogni dipartimento, infatti, metterà all'incanto il meglio di anni di selezione: dai dipinti antichi all'arte moderna e contemporanea, dal l'archeologia all'arte dell'estremo oriente, dagli argenti e gioielli alle arti decorative del XX secolo. Uno sforzo sulla ricerca di opere di prima scelta che da qualche anno – sotto la guida di Pietro De Bernardi, pronipote del fondatore Luigi Pandolfini – caratterizza le proposte della società fiorentina e che sta dando i suoi frutti: l'anno scorso la casa d'aste totalizzava un giro d'affari di 16 milioni di euro, piazzandosi tra i primi tre operatori del mercato secondario in Italia, mentre nel primo semestre del 2014 si registra un incremento del 9,7% rispetto allo stesso periodo del 2013.
Sempre il 28, alle ore 17, ci sarà una speciale sessione di vendita – con bellissimo catalogo illustrato – dedicata alle maioliche rinascimentali: 62 esemplari del XVI secolo studiati da Giulia Anversa e da Raffaella Ausenda. Sono coppe istoriate, piatti da parata con stemmi araldici, albarelli decorati a grottesche; provengono dalle botteghe di Urbino, Gubbio, Faenza, Deruta, Castel Durante, Montelupo e Venezia con le firme di Xanto Avelli, Nicola di Gabriele Sbraghe, Francesco Durantino, Mastro Domenico, Mastro Giorgio. Appartenuti a grandi collezionisti quali Rotschild, Rueff, Adda, Beit, Spitzer, quotano mediamente da 12mila a 35mila euro, fino ai 150mila-200mila euro per un rarissimo piatto in maiolica policroma ancora integro, firmato "fra. Xanto Avelli da Rovigo", datato 1532 e dipinto a Urbino.
Tra i capolavori degni del più raffinato collezionismo internazionale spicca Rivals del l'anglofilo artista francese James Jacques Joseph Tissot (1836-1902). Fu dipinto a Londra nel 1878, esposto alla Grosvenor Gallery e acquistato nel 1879 Jhon Polson, un appassionato di botanica. Giunto in Italia nei primi decenni del '900, entrò nella collezione di Paolo Ingegnoli, un gentiluomo aggiornato sulle tendenze artistiche dell'epoca.
Nel quadro si vede la donna amata dal l'artista, Kathleen, mentre sferruzza all'uncinetto e assapora il te in compagnia di due corteggiatori, seduti in un rigoglioso giardino d'inverno, che lo stesso Tissot aveva fatto costruire adiacente al suo studio, nella elegante casa londinese di Grove End Road. Una luce verde e soffusa mette in risalto ogni dettaglio della scena, che riecheggia l'agiatezza e l'esotismo dell'alta società vittoriana: una pelle di tigre sulla poltrona di vimini, la teiera in stile giapponese sul tavolino, un dolce affettato in primo piano e varietà di palme, banani e fiori sullo sfondo. Il quadro è stimato 600mila-un milione di euro. Kathleen Newton, il grande amore di Tissot, morì di tubercolosi tre anni dopo aver posato per il dipinto e il pittore, con il cuore a pezzi, vendette casa e studio all'amico Lawrence Alma Tadema e tornò a Parigi, per sempre.
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