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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2014 alle ore 09:05.
L'ultima modifica è del 24 ottobre 2014 alle ore 09:05.

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Un film epocale è in uscita nelle nostre sale: si tratta di «Boyhood» di Richard Linklater, uno dei lungometraggi più premiati, osannati e importanti degli ultimi anni.
Accanto a lui, spazio al toccante «Il sale della Terra» di Wim Wenders e al divertente «Guardiani della Galassia» di James Gunn. In ultima fila, invece, il deludente «Soap Opera» di Alessandro Genovesi.

Vincitore dell'Orso d'argento per la miglior regia all'ultimo Festival di Berlino, «Boyhood» è un film straordinario, a partire dalla sua lavorazione: il primo ciak è stato battuto nel lontano 2002 e da quel momento, ogni anno per alcune settimane, il regista americano ha riunito lo stesso cast e la troupe per proseguire le riprese di un progetto più unico che raro, in cui la crescita dei personaggi va di pari passo con quella degli attori.
La trama racconta dodici anni della vita di Mason, dall'infanzia all'ingresso al college: la (prima parte della) sua vita è stata segnata dal divorzio dei genitori, dalla condivisione del nido domestico con la sorella Samantha, dal primo amore finito male e dalla passione per la fotografia.
Forte di una sceneggiatura di grandissimo spessore, «Boyhood» è un film esperienziale, divertente e malinconico al tempo stesso, in cui la vita del giovane protagonista diventa metafora universale di tante altre esistenze simili alla sua. Linklater, all'apice della carriera, dipinge un sentito ritratto degli Stati Uniti del nuovo millennio, e in particolare del post-11 settembre, seguendone i cambiamenti culturali e politici.

Anche grazie a un cast in ottima forma (Ethan Hawke e Patricia Arquette interpretano i genitori di Mason), il film si candida a essere uno dei massimi protagonisti della prossima notte degli Oscar e parte in pole position nella classifica dei più bei lungometraggi di tutto il 2014.
Toccante è anche «Il sale della Terra» di Wim Wenders: un documentario sul famoso fotografo brasiliano Sebastiao Salgado.
Diretto dal regista tedesco insieme a Juliano Ribeiro Salgado, figlio dell'artista, il film è diviso in tappe che seguono le diverse fasi della carriera del fotografo a seconda dei luoghi rappresentati e dei soggetti immortalati: a parlare, più delle voci dei protagonisti, sono le immagini di Salgado che, con il passaggio sul grande schermo, acquistano un'espressività e una potenza ancor maggiore.
Non manca anche un'interessante riflessione sul ruolo della fotografia come principale testimone di un mondo in continuo divenire.
Toni diversi sono quelli del blockbuster «Guardiani della Galassia» diretto da James Gunn.

Tratto da un fumetto Marvel, il film vede un esploratore, Peter Quill, inseguito da una serie di cacciatori di taglie. Per difendersi dal malvagio Ronan, il protagonista è costretto a creare una curiosa alleanza con quattro bizzarri personaggi: Rocket, un procione armato; Groot, un umanoide dalle sembianze di un albero; la letale Gamora e il temibile Drax il Distruttore.
Sono proprio i personaggi il grande valore aggiunto di un prodotto divertente e coinvolgente, decisamente sopra le media dei cine-comics usciti negli ultimi tempi.
Ottimi effetti speciali, ironia dosata con cura e buon ritmo: a un film di questo tipo, privo di eccessive pretese, è davvero difficile chiedere di più.
Infine, una menzione negativa per «Soap Opera» di Alessandro Genovesi.
Scelto come titolo d'apertura del Festival di Roma tutt'ora in corso, è una commedia corale incapace di intrattenere adeguatamente, con una serie di attori poco intensi e una regia a dir poco scolastica. Trovargli dei pregi, anche a causa di una sceneggiatura banalissima, è quasi impossibile.

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