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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2014 alle ore 09:19.
L'ultima modifica è del 24 ottobre 2014 alle ore 15:06.

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Quattro anime, dilaniate nel corpo e nel cuore incarnano, il mito al Piccolo per ricomporre i frammenti dolorosi de “Le Troiane”. La tragedia si è già consumata, dopo dieci anni di assedio i Greci hanno arroventato e depredato Troia. In un campo di prigionia, invaso da abiti dismessi testimoni di un'umanità lesa e spogliata da qualunque diritto, sospese in attesa del loro destino, vittime dell'empietà umana così palpabile da sentirne l'olezzo: Ecuba, Cassandra, Andromaca ed Elena, disegnano ritratti inediti, squarciano la scena ricucendo le trame delle loro esistenze al capolinea, attraverso i versi immortali di Euripide, mescolandoli con tracce di Omero, Seneca, Ovidio, Sartre. Nello smarrimento di queste donne deturpate dalla carneficina, c'è un bisogno primario denunciare il non equo, la follia delle guerre, rinnovare il mito, attraverso una confessione a quattro voci, in un lavoro scenico intimista e curativo che ha la firma registica delle protagoniste.

L'originalità drammaturgica più evidente è la presenza costante in scena delle protagoniste in relazione tra loro, si incrociano, contrastano, amano, odiano, in una fitta trama di intrecci familiari, rappresentate con talento e tenacia da: Gianna Giachetti corpo e lacrime della regina Ecuba, Manuela Mandracchia palpito errante e visionario per Cassandra, Mariàngeles Torres maschera sgomenta per Andromaca, Sandra Toffolati, la femme fatale della colpa, Elena. Procedono, a strappi e sferzate emotive, la loro lenta e inesorabile discesa verso la geenna della schiavitù, madri, figlie, mogli, donne, costrette nel viaggio tormentoso che ogni creatura a modo suo compie alla resa dei conti, per superare il dolore, per sopravvivere. Nel loro sguardo, nei gesti, nei lancinanti assoli, i luoghi della rovina ci vengono raccontati in tutta la loro desolazione, i morti innocenti, Astianatte, Polissena, sono evocati con spasimo e tenerezza, le scelte irresponsabili di Elena aspramente contrastate. Quella sofferenza, unica varco per sentirsi ancora vive, ci spiattella senza retorica un dramma senza tempo, arcaico e modernissimo.

La solitudine e l'essere fuori squadra covano dentro, dando allo spettacolo un ritmo innovativo e interno, che non forza mai il testo originale. Unico appunto la scelta di piccoli flash corali cantati, che smorzano la tensione passionale della performance e ricordano le tonalità da musical. Ancora oggi l'essenza tragica del mito greco mostra la sua fulgida pregnanza, ci fa riflettere sulle contraddizioni e guasti del nostro ingarbugliato presente, dove ben si innescano le sonorità di questa intelligente rivisitazione euripidea solo al femminile, specchio vibrante di virtuosismo e generosità di mestiere, testimonianza bruciante della danza perpetua di guerra e morte, vizio inguaribile dell'umanità.

“Le Troiane”. Frammenti di tragedia.
Un progetto di Mandracchia, Reale, Toffolati, Torres. Scenografia e Luci di Mauro De Santis.
Musiche originali ed eseguite dal vivo di Francesco Santalucia. Costumi di Cristina Da Rold.
Interpreti: Gianna Giachetti, Manuela Mandracchia, Sandra Toffolati, Mariàngeles Torres.
Produzione Mitipretese e Artisti Riuniti.
In scena al Piccolo Teatro Studio Melato fino al 2 novembre.

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