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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2014 alle ore 08:41.

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Eppure non è sempre stato così. Il ragazzino non è sempre stato quello che imponeva il proprio gusto all'adulto e mai viceversa. C'è stato un tempo in cui eravamo noi a voler leggere i libri dei grandi, a volerci mettere i loro vestiti, a sbirciare di nascosto i loro film (quelli per adulti nel senso ampio del termine, e anche quelli “per adulti” prima che esistesse YouPorn: prima che i prodotti culturali smettessero d'essere oggetti materiali che dovevi trafugare per consumarli e diventassero tutto-alla-portata-di-tutti). Poi è arrivata la Pixar.

Era il 1995, quando Toy Story ci rovinò per sempre. Quando sancì quella forma di dittatura dei minorenni che si basa sulla trasformazione degli adulti in aspiranti pischelli. Il mercato monopolizzato dai ragazzini ha avuto la sua arma di dominio globale nella casa di produzione che ha fatto dei lungometraggi animati il consumo culturale più amato dagli adulti. Adulti che non solo erano (sono) preda di rimbambinimento, ma ne erano lieti. Gongolanti. Privi di senso del ridicolo, e orgogliosi di esserlo.

Sospetto che i piccoli neanche lo volessero, questo primato sui grandi. Se penso a noialtri da piccoli, non riesco a sognare un mondo in cui mia madre sapesse a memoria Violetta la timida (che era un romanzo milanese per bambine degli anni Settanta) come le madri di oggi sanno della Violetta sudamericana (una tizia, creata da Disney Channel, i cui concerti sono pieni di ragazzine come lo erano quelli dei Duran Duran negli anni Ottanta; con la differenza che i genitori allora aspettavano fuori in macchina, e ora vanno ai concerti con le figlie, e sanno le parole delle canzoni più a memoria di loro).

Sospetto che i piccoli preferirebbero grandi vestiti da grandi, invece che smaniosi di indossare magliette-colle-scritte. Sospetto che tutte le bambine come la figlia di Tom Cruise, quelle che indossano tacchi suscitando la nostra indignazione spicciola, stiano solo tentando di compensare i cappellini con visiera degli adulti che si fingono non tali. Sospetto che si vergognino moltissimo, poveri piccini. Almeno quanto mi vergognai io quell'inverno in cui mio padre decise di somigliarci e, a quel loden da grandi, sostituì un piumino da sci da indossare in città.

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