Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2014 alle ore 13:40.
L'ultima modifica è del 26 ottobre 2014 alle ore 13:52.

My24

Ci sono almeno tre buoni motivi per considerare Jack Bruce il più grande bassista rock di tutti i tempi. Primo: ha scritto «Sunshine of your love» e quel riff che appartiene ai fondamentali di qualsiasi adepto delle quattro corde dell'emisfero occidentale. Secondo: se ascoltate con attenzione «Crossroads», momento di gloria di Eric Clapton dal doppio «Wheels of Fire», vi accorgerete che durante l'assolo di Manolenta, a un'ottava più sotto, c'è un altro assolo - persino più interessante - che scorre parallelo. Terzo: un certo Jaco Pastorius, senza dubbio più grande bassista tout court di tutti i tempi, lo considerava il suo idolo.

Tre argomenti che vi daranno una vaga idea di che cosa abbiamo perso oggi con la dipartita di questo 71enne signore scozzese originario di Bishopbriggs, nei dintorni di Glasgow, da tempo malato di cancro, tanto da essere costretto anche a un trapianto di fegato. E non solo: il vecchio Jack, unica vera anima dei Cream, prima superband della storia, componeva, cantava e pretendeva di dettare legge in qualsiasi gruppo si trovasse a suonare. Dato singolare, quest'ultimo, se consideriamo che il ruolo di bassista di solito sta alla band come quello di terzino sinistro a una squadra di calcio.

Un violoncellista prestato al basso
Proveniva da una famiglia di militanti comunisti con la fissa della musica e, sin dalla più tenera età, fu iniziato alla classica. Poco più che adolescente si iscrisse a un corso di violoncello e composizione presso la Royal Scottish Academy of Music di Glasgow, quando la città scozzese era ancora lontana dal diventare un punto di riferimento per gli equilibri mondiali del rock. Gli piaceva il jazz e, unendosi come contrabbassista alla Murray Campbell Big Band, appena 18enne fece un tour in Italia. Nei primi anni Sessanta la musica popolare della Gran Bretagna era dominata da due fenomeni: il Mersey beat e il British blues. Proprio quest'ultimo catturò l'interesse del giovane Jack che nel 1962 si trasferì a Londra ed entrò nella leggendaria Blues Incorporated di Alexis Korner, profeta bianco della musica nera in terra di Albione. Sarà l'inizio di una straordinaria parabola artistica che lo vedrà impegnato prima con la Graham Bond Organisation, band nella quale incrocerà per la prima volta la strada con il batterista Ginger Baker, poi sul versante pop con i Manfred Mann.

Cream, la prima superband
La «rivoluzione» tuttavia risale al 1966, anno di nascita dei Cream, progetto condiviso con lo stesso Baker - nei confronti del quale Bruce ha sempre intrattenuto un rapporto di amore-odio – e Clapton che, come recitava un graffito urbano del periodo, «è dio». Concetti come power trio, rock psichedelico e persino jazz rock cominceranno a prendere piede proprio da quel momento. Tre anni di attività, quattro album fondamentali («Fresh Cream», «Disraeli Gears», «Wheel of Fire», «Goodbye»), pezzi che ci mettono poco a diventare classici (vedi alla voce «White Room»), un'influenza che si diffonde da un capo all'altro del pianeta. Mica per caso tale Jimi Hendrix, fresco arrivato a Londra da illustre sconosciuto, darà inizio alla sua scalata grazie a una jam session con i tre. Ma nella band l'equilibrio è precario e presto il gioco a chi fa le scale più velocemente finirà per divorarsi quel poco di spirito di gruppo che c'era.

L'uomo che non cercava il successo
Terminata l'avventura con i Cream, Bruce tira fuori almeno tre dischi solisti degni di nota («Songs for a Tailor», «Things we Like» e «Harmony Row»), spazia tra rock e jazz fino ad arrivare a un'altra tappa fondamentale della sua carriera, con uno dei gruppi chiave del jazz rock: i Lifetime di Tony Williams, genio della batteria. A completare il gruppo Larry Young all'organo e John McLaughlin, il super virtuoso della chitarra, suo vecchio amico. Un tentativo di tornare alle atmosfere dei Cream lo ha compiuto nei primi anni Settanta, con il trio formato con Leslie West e Corkie Laing. Poi, assieme a una breve collaborazione con Frank Zappa per «Apostrophe», Bruce comincia un sodalizio con Carla Bley, con cui aveva suonato in «Escalator Over The Hill», altro album di importanza cruciale per l'evoluzione in senso sperimentale della big band jazzistica. Jack Bruce negli anni ha suonato con alcuni dei più celebri chitarristi in circolazione, da Larry Coryell a Carlos Santana, Alan Holdsworth, Robin Trower e Vernon Reid ma, se si esclude la breve reunion dei Cream per i concerti alla Royal Albert Hall, fondamentalmente ha vissuto lontano dalle grandi ribalte, producendo album di grande qualità apprezzati solo da una ristretta cerchia di fan. Anche perché, al contrario del suo vecchio compagno di viaggio Eric Clapton, del successo non ha mai saputo cosa farsene.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi