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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2014 alle ore 10:24.
L'ultima modifica è del 30 ottobre 2014 alle ore 11:12.

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Fra le stelle della Walk of Fame a Los Angeles è stranamente ricordato con il simbolo riservato agli attori e non ai registi, eppure da anni Hollywood insegue le sue opere incompiute. Una delle fughe è ora finita: il 6 maggio del 2015, in occasione del centenario della nascita, sarà pronto “The Other Side of the Wind” l’ultimo mai finito di Orson Welles. Il genio si sa non è mai stato amato dagli Studios, Welles ebbe difficoltà a girare alcuni suoi film, ne divenne produttore, i riconoscimenti arrivarono quando non se ne poté fare a meno: un Oscar alla carriera nel 1970 preceduto solo da un premio alla migliore sceneggiatura originale per Citizen Kane pure da dividere con Herman J. Mankiewicz in una Hollywood in cui chi scriveva non godeva di grande considerazione né brillava per importanza visto che girava la battuta «quell’attrice è proprio un’idiota, va con gli sceneggiatori».

Poi dopo la morte, come spesso capita, fu tutto un affaticarsi a trovare i capolavori dispersi fra cui un mitologico Don Chisciotte. Sembra ora completato - riporta con gran rilievo il New York Times - l’iter che porterà a vedere il film frutto di 1.083 bobine rimaste a lungo in un magazzino di un posto sperduto a Parigi dopo la la solita lunga battaglia legale fra gli eredi inclusa Beatrice, la figlia del regista. La guerra è ora finita, la Royal Road Entertainment, che ha prodotto molti film indipendenti, ha raggiunto un accordo con i titolari a vio titolo dei diritti; si parlerà della distribuzione del film il prossimo mese all’American Film Market di Santa Monica in California.

“The Other Side of the Wind” è un film nel film, racconta il tentativo di tornare sulla scena di un vecchio regista testa calda di Hollywood interpretato da un altro mito assoluto, John Houston. La storia dietro il film è intricatissima: Welles vi lavorò negli ultimi 15 anni della sua vita, come al solito dovette cercare gente che mettesse soldi, trovò un mecenate iraniano Medhi Bousheri, cognato dello shah, e investitore dell’Astrophore, casa di produzione franco-iraniana coinvolta nella lunga vicenda dei diritti. All’orgine della trama l’incontro del giovane Welles con Ernest Hemingway nel 1937. Dopo nelle interviste Welles descrisse Hemingway famoso bevitore di whiskey come «uno di quegli effeminati ragazzi di teatro»; per tutta risposta Hemingway gli tirò una sedia e i due vennero alle mani, poi ci bevvero su e nacque una specie di amicizia.

Josh Karp, autore di un libro sul film che sarà pubblicato nel 2015, dice al NYT: «È come aver trovato il Mondo di Oz», per gli appassionati di cinema è proprio così.

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