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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2014 alle ore 08:05.
L'ultima modifica è del 31 ottobre 2014 alle ore 09:02.

Il new folk non fa per X Factor. O almeno l'italico tentativo di declinazione del genere: i The Wise, trio di fan dei Fleet Foxes provenienti da Riva del Garda, sono infatti i secondi artisti a venire eliminati dall'ottava edizione dal talent di Sky Uno.
A tenerli in gioco, ieri sera al termine della seconda puntata di live show, non sono bastati gli abbozzi di armonie vocali, la line up chitarra-basso-banjo, le giacche a fiori e una propensione all'autoironia tutt'altro che comune per l'età che si ritrovano.

E dire che l'impatto con la gara non sembrava neanche dei peggiori: il giudice di riferimento Morgan, forse per farsi perdonare la complicatissima cover di Jannacci della scorsa settimana, aveva affidato loro «I will survive» nella versione dei Cake. Quanto a spirito siamo molto vicini al modello di riferimento, ma il pubblico forse non lo sa, di sicuro non apprezza e li manda al ballottaggio. Qui trovano un'altra band, il duo lei-lui Komminuet, per una volta allontanatisi dai territori del rap per cimentarsi con «Come Undone» dei Duran Duran. Performance concepita per omaggiare Diluvio, l'hip hopper eliminato sette giorni fa. Vero è che la linea melodica non è delle più semplici, ma l'intonazione abita da un'altra parte. Trovandosi due concorrenti della sua squadra l'un contro l'altro allo spareggio, Morgan non ci vede più, sventola proteste, ipotizza complotti («I miei ragazzi sono stati penalizzati dalle scenografie!») ma neanche lui sembra crederci fino in fondo. La differenza la fanno probabilmente le esibizioni dei ballottaggi: i The Wise sciupano «Mykonos» degli amati Fleet Foxes, i Komminuet giocano sul sicuro con «Virtual Insanity» di Jamiroquai. Mika, Morgan, Fedez e Victoria voteranno compatti a favore di questi ultimi.

Balletto maori per Madh
La serata che vede ospite Cesare Cremonini intento nella promozione della sua «Angelina» si apre con Madh. Il «Mengoni minore» si riscatta dalla performance imbarazzante della scorsa settimana domando una brutta bestia: «No Church in the Wild» di Jay Z, Kanye West e Frank Ocean. Deve averci lavorato molto su, tra arrangiamento e partecipazione alla coreografia maori style. Meno convincente – anche in quanto a intonazione – Mario, probabilmente a causa di «Ricomincio da qui», brano di un'interprete femminile (Malika Ayane) nel quale deve fare una certa fatica a immedesimarsi. Atmosfera da pub per Ilaria che si cimenta con i Foster the People e la loro «Pumped up Kicks». Buona prova canora per quella che può valere la materia musicale affidatale. Terribile la coreografia con la finta backing band che suona in playback

Leiner e un Cat Stevens pieno di soul
Suona invece parecchio suggestivo l'adattamento soul che Leiner pratica di «The First Cut is the Deepest» di Cat Stevens. Tra le cose migliori della serata, a conferma del grande talento di questo ragazzo appena 17enne. Finalmente a fuoco Vivian grazie a «Doo Wop (That Thing)» di Lauryn Hill che Victoria ha scelto per lei. E dire che il pezzo neanche lo conosceva. Rischioso ma di un rischio calcolato la «Bohemian Rhapsody» a cappella degli Spritz for Five. Dove non arriva la perfezione dell'esecuzione, supplisce l'ambizione del progetto e uno perdona il male per il tentativo di fare bene. Senza contare che a tratti ricordano persino l'elettronica sperimentale di Walter Carlos.

Le lacrime di Emma
Un'altra interpretazione di classe per Emma con «I can't make you love me» di Bonnie Riatt. Misurata, emozionata (ci scappa qualche lacrima) ed emozionante, checché ne dica don Marco Castoldi. Ieri ha esordito poi Riccardo, concorrente rientrato in pista dopo l'eliminazione agli Home Visit grazie al meccanismo della Enel Green Card. Si è cimentato con un pezzo di John Legend e ha portato a casa la pelle. Mica male. Senza grande mordente Camilla su «Splendido splendente». Morgan dice che la ragazza è riuscita a togliere il brano dagli anni Ottanta. Ammesso sia vero, che senso avrebbe un'operazione del genere? Di nuovo bene Lorenzo con «Impossible» di James Arthur, ma una preghiera: basta con l'easy listening. Uno che ha portato ai casting «Che cosa sono le nuvole» meriterebbe scelte più ambiziose. Anche perché al fin della fiera resta un candidato alla vittoria finale.

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