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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2014 alle ore 10:07.
L'ultima modifica è del 31 ottobre 2014 alle ore 10:08.

I migliori thriller-horror di casa nostra: in occasione di Halloween, vi proponiamo una top 10 in ordine cronologico dei più significativi “film di paura” della storia del cinema italiano, diretti da 10 registi differenti:
I vampiri (1957) di Riccardo Freda – Tutto parte da qui. Considerato da più parti il capostipite dell'horror all'italiana, è in realtà un racconto gotico che influenzerà fortemente il cinema successivo di Mario Bava (qui nelle vesti di direttore della fotografia e co-regista non accreditato). Ambientato a Parigi, racconta di un gruppo di ragazze che vengono trovate morte con i corpi completamente dissanguati. Un giornalista dovrà chiarire il mistero. In assoluto uno degli esiti più interessanti della filmografia di Riccardo Freda.
La maschera del demonio (1960) di Mario Bava – Quando si pensa all'horror italiano, il primo titolo che viene in mente è spesso «La maschera del demonio» di Mario Bava. Per l'atmosfera macabra, le trovate registiche e l'interpretazione di Barbara Steele (nei panni di una strega malvagia) è in assoluto una delle pellicole più inquietanti di tutti gli anni Sessanta. Ebbe anche una grande influenza oltreoceano, in particolar modo sul cinema di Roger Corman.
L'ultimo uomo della Terra (1964) di Ubaldo Ragona – Dal racconto «Io sono leggenda» di Richard Matheson sono stati tratti diversi film (da «1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra» di Boris Sagal al recente lungometraggio omonimo con Will Smith): questa pellicola del 1964 è la prima. Mescolando horror e fantascienza, ha per protagonista un grandissimo Vincent Price nei panni dell'ultimo uomo sopravvissuto sul pianeta. Le altre persone, a causa di un'epidemia, si sono trasformate in vampiri. Il film è frutto di una coproduzione tra Italia e Stati Uniti ed è stato diretto dal poco conosciuto Ubaldo Ragona.
Un tranquillo posto di campagna (1968) di Elio Petri – Più che un semplice thriller, un'angosciante pellicola d'autore che sfiora il dramma psicologico, il giallo e l'horror. Al centro un pittore (Franco Nero) tormentato da terribili incubi e deciso a lavorare in solitudine in una villa disabitata. Qui l'atmosfera si farà presto misteriosa e inquietante. Uno dei risultati più anticonvenzionali, rischiosi e coraggiosi della carriera di Elio Petri, futuro regista di «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto» e «La classe operaia va in paradiso».
Toby Dammit (1968) di Federico Fellini – Forse non tutti sanno che… Federico Fellini ha avuto un'eccellente parentesi horror nel corso della sua carriera. Presente nel film collettivo «Tre passi nel delirio», «Toby Dammit» è tratto dal racconto «Mai scommettere la testa col diavolo» di Edgar Allan Poe e ha come protagonista Terence Stamp. Ancora oggi spaventoso e da recuperare per tutti i fan del regista (e non solo) che non lo conoscessero.
Non si sevizia un paperino (1972) di Lucio Fulci – Una delle vette della carriera di Lucio Fulci, regista che all'horror e al thriller ha dedicato buona parte della sua opera. Ispirato a un fatto di cronaca nera, avvenuto l'anno prima, in cui persero la vita una serie di bambini, «Non si sevizia un paperino» è una pellicola dai toni morbosi e perversi, considerata un'opera maledetta che venne fortemente criticata al momento dell'uscita. Col passare degli anni è stata rivalutata. Ottime musiche di Riz Ortolani.
La casa dalle finestre che ridono (1976) di Pupi Avati – Un cult del thriller italiano, «La casa dalle finestre che ridono» è la pellicola che ha mostrato al mondo del cinema il talento di Pupi Avati. Sorprendente, caratterizzato da un ottimo ritmo e da diverse sequenze rimaste impresse nella memoria collettiva, è uno dei titoli più inquietanti degli anni Settanta. La suspense è altissima e il colpo di scena finale da brividi.
Suspiria (1977) di Dario Argento – Dopo diversi thriller di rara bellezza (da «L'uccello dalle piume di cristallo» a «Profondo rosso»), Dario Argento ha scelto di sconfinare nell'horror più puro, per la prima volta, con l'ottimo «Suspiria». Ambientato in un'accademia di danza classica, il film è valorizzato da una tensione crescente e da una straordinaria cura visiva e sonora. Finale memorabile. È il primo capitolo della cosiddetta “trilogia delle tre madri”, a cui seguiranno «Inferno» (1980) e «La terza madre» (2007).
Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato – Considerato troppo violento, estremo, sadico: fin dalla sua uscita «Cannibal Holocaust» ha generato enormi polemiche nella critica e nel pubblico. Horror-splatter in piena regola, è ambientato in Amazzonia in un mondo segnato dal cannibalismo e dalla violenza. Ancora oggi controverso, è un cult per alcuni registi americani, tra cui Eli Roth, il cui ultimo lungometraggio «The Green Inferno» è un evidente omaggio all'opera di Ruggero Deodato.
Shadow (2009) di Federico Zampaglione – Con il fine di mettere anche un film del nuovo millennio, il pensiero è andato subito allo shoccante «Shadow» di Federico Zampaglione. Forse meno pregnante dei titoli precedenti, vede protagonista un ex soldato che si troverà di fronte un incubo ancor più terribile della guerra. Il riferimento di Zampaglione è, indubbiamente, il cinema di genere italiano degli anni '70, che il regista riesce a omaggiare efficacemente puntando su un'ottima atmosfera da brivido e su una suspense crescente. Piccola curiosità: il film è stato prodotto da Massimo Ferrero, dallo scorso giugno presidente della Sampdoria.
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