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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2014 alle ore 20:15.

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Se “GLI ESAMI NON FINISCONO MAI”, “HA DA PASSÀ 'A NUTTATA” è l'eterna speranza che le prove della vita, anche le più difficili, prima o poi avranno una fine. Forse dura (perché “C'È UN'ALTRA COSA CHE NON DICE BUGIE: 'A MORTE”), ma sempre aperta alla fiducia perché “L'UOMO NON È CATTIVO, HA SOLO PAURA DI ESSERE BUONO”: è anche con frasi indimenticabili come queste, diventate di uso quotidiano per la forza della loro sintesi, che Eduardo De Filippo è uscito dal teatro, dai libri, dalle poesie per entrare nella vita di tutti i giorni di migliaia di persone.

Definizioni a volte ironiche, a volte sferzanti, altre ancora commoventi, come “I FIGLI SO' FIGLI E SO' TUTT'EGUALE”, che Filumena Marturano scolpisce sul viso del “moderno” e sconfitto Dummì-Domenico Soriano; o la reiterata domanda “TE PIACE 'O PRESEPIO?”” di “Natale in casa Cupiello”, splendida sintesi dell'eterna ricerca del consenso.

Dall'infinito elenco delle “battute” celebri di Eduardo, alcune emergono con la forza delle definizioni senza tempo (”TEATRO SIGNIFICA VIVERE SUL SERIO QUELLO CHE GLI ALTRI NELLA VITA RECITANO MALE”) o dell'ironia che non ammette repliche (”ESSERE SUPERSTIZIOSI È DA IGNORANTI, MA NON ESSERLO PORTA MALE”).

Fino alla fotografia della sua amata Napoli immortalata nell'invito ai giovani “FUJTEVENNE” e alla proverbiale stoccata di sarcasmo partenopeo “OGNI MINUTO MUORE UN IMBECILLE, E NE NASCONO DUE”.

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