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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2014 alle ore 08:14.

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Virginia Woolf e Sigmund Freud si sono incontrati una sola volta. Nel diario del 29 gennaio 1939 lei annota: «Un uomo vecchissimo, contratto e rinsecchito: con un lampo di furbizia negli occhi, movimenti spasmodici paralizzati, difficoltà a esprimersi: ma vigile. Un potenziale immenso, un fuoco antico che si sta spegnendo». I Woolf erano gli editori inglesi di Freud, e di questo incontro ne scriverà anche il marito Leonard: «Quasi tutti gli uomini famosi sono deludenti o noiosi, o entrambe le cose. Freud nessuna delle due: lui aveva un'aura, non di fama, ma di grandezza. Era straordinariamente cortese, in un modo formale e vecchio stile – per esempio, in modo cerimonioso, offrì un fiore a Virginia». Il fiore era un narciso.
Ma di un altro regalo voglio parlarvi, di una lettera pubblica di auguri che il 6 maggio 1936 fu consegnata (a mano? da Thomas Mann?) a Freud in occasione del suo ottantesimo compleanno. La lettera è firmata da un comitato di sei membri: Thomas Mann, Romain Rolland, Jules Romains, H.G. Wells, Virginia Woolf, Stefan Zweig. Una rappresentanza equa di tedeschi, francesi e inglesi. Sembra che i sei rappresentassero in realtà circa altri duecento scrittori e artisti, tra cui Hermann Broch, Salvador Dalì, André Gide, Knut Hamsun, Hermann Hesse, Aldous Huxley, James Joyce, Paul Klee, Robert Musil, Pablo Picasso, Bruno Walter, Franz Werfel, Thornton Wilder. La lettera compare per la prima volta sul British Medical Journal del 9 maggio 1936 e viene poi pubblicata sul periodico The New Republic il 17 giugno 1936. Ignoranza mia, non la conoscevo. L'ho scoperta pochi giorni fa sfogliando appunto The New Republic, che sta facendo una campagna di autopromozione pubblicando le lettere più importanti ricevute nel corso della sua lunghissima vita editoriale.
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