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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2014 alle ore 08:20.
L'ultima modifica è del 07 novembre 2014 alle ore 09:05.

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Non chiederti come mai Camilla sia stata eliminata dall'ottava edizione italiana di X Factor. Chiediti piuttosto come abbia fatto ad arrivare sino a qui. Questa la morale semiseria che è possibile trarre dalla terza puntata del talent show andata in onda ieri sera su Sky Uno.

Puntata monotematica che aveva come tema portante la disco music, a celebrazione dei 40 anni del genere. Concorrenti costretti spesso e volentieri a cimentarsi con brani distanti anni luce dalle coordinate musicali di riferimento. Alla fine, attraverso il meccanismo del tilt, esce la cantante che aveva avuto in dote – sciupandola - la canzone più importante della serata. Camilla, concorrente della categoria Under donne, aveva ricevuto dal giudice Victoria Cabello il mandato di rielaborare «Miss you» in chiave electro pop.

L'esito dell'esperimento è una prova canora completamente fuori fuoco. Roba da lasciare di stucco chiunque conservi una certa affezione verso l'originale dei Rolling Stones. La difesa d'ufficio Victoria, se possibile, aggrava la posizione della ragazza: la hit di Jagger e soci, nelle parole della ex vee-jay, diventa infatti «un pezzo che abbiamo voluto modernizzare». Un po' come se un qualsiasi professore di quinta ginnasio spacciasse l'intenzione di modernizzare Omero.

Il ballottaggio con Vivian
Al ballottaggio Camilla ha incontrato un'altra concorrente della categoria Under donne, l'italoamericana Vivian, ieri abbigliata in maniera improbabile (cosa aveva addosso? Un'anguillara di cinte per chitarra?). La ragazza aveva dovuto destreggiarsi con un mash-up tra «Telephone» di Lady Gaga e «You spin me round» dei Dead or Alive, apparendo sotto tono rispetto al suo standard. Nello scontro finale Vivian esegue «Starships» della sua amata Nicki Minaj, Camilla porta «Summertime sadness» di Lana Del Rey. Due voti per Camilla (una Victoria in lacrime e Mika), due per Vivian (Fedez e Morgan), i giudici trovano il modo di impattare e così si va al tilt, dove è il pubblico a salvare la concorrente italoamericana eliminando quella pugliese. Troppo vicina alla linea di mediocrità per poter sperare di restare a galla a lungo.

Ilaria e i Daft Punk
Quanto al resto dei concorrenti, lo spettacolo è apparso al di sotto della tradizione del talent show. Ilaria se la cava bene con«Get lucky» dei Daft Punk, nonostante risulti un po' bassa per la su estensione. L'arrangiamento con arpa in luogo della chitarra elettrica di Nile Rodgers è suggestivo, azzeccata la coreografia con ballerini nerboruti che si insinuano attraverso una lampo di jeans che ricorda quella di «Sticky Fingers». Komminuet non sempre allineati nelle armonie mentre si cimentano con i Fischerspooner di «Emerge». Di grande richiamo gli apparati scenografici curati da monsier Luca Tomassini. Cresce puntata dopo puntata Leiner. «If I die tomorrow» dei Far East Movement è un insulto alle sue straordinarie doti vocali di Leiner che solo Fedez poteva osare, eppure il ragazzo non sfigura, con il canto e il ballo. Emma esce valorizzata dalla versione di «Sing it back» dei Moloko, scelta davvero azzeccata per lei questo trip hop con venature soul che prevede una buona dose di autoironia. Riccardo non ha commesso errori nell'esecuzione del remix di «Follow the Sun» di Xavier Rudd, tuttavia non appare troppo convincente se deve confrontarsi con l'armamentario world music di Xavier Rudd e così si ritrova sotto il fuoco di fila dei giudici.

La «Quinta» degli Spritz for Five
Ancora una volta sensazionale la prova degli Spritz for Five che reinterpretano (e dissacrano) la versione dancefloor della Quinta di Beethoven. Hanno una rara capacità di arrangiare, gusto e cultura di base dalla loro. Cantano e, dietro le loro spalle, passano le immagine di classici dell'horror di Dario Argento, Sam Raimi e George Romero. Soddisfazione garantita Mario tutt'altro che a proprio agio con «Don't live me this way», un pezzo lontanissimo dalle sue corde. Il rustico cantautore sardo riesce quando maneggia materiali italici e popolari, mentre l'inglese è lingua della quale non si fida, la dance una sconosciuta per non parlare dell'allestimento circense della coreografia. Tuttavia nessuno dei giudici ha il coraggio di infierire. Coerente con la sua idea di musica Madh quando si cimenta con «Dancing on my own» di Robyn.

Il personaggio pare fatto apposta per un electro pop indie ma senza esagerare, patinato ma non troppo. Altro amaro calice sulle labbra di Lorenzo che deve vedersela con «Sweet Nothing» di Calvin Harris. E noi restiamo qui a porre sempre le stesse domande al muro: fargli cantare qualcosa di più affine al suo immaginario musicale di riferimento no, eh? Poi va a finire che Morgan si lamenta del «poco coinvolgimento» del concorrente. In ultimo, per la rubrica «varie ed eventuali» si segnala l'apparizione della starlette danzereccia Kieza che porta sul palco la hit «Hideaway». Che niente aggiunge all'economia dello show.

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