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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2014 alle ore 14:17.
«Noi celebriamo il giubileo d'una società che non ha che la grande minoranza dei suoi membri nella città dove ha sede, ma che ha riunito quasi mille matematici di tutti i paesi del mondo, e tra loro, i più grandi e illustri studiosi d'Italia, di Germania, d'Inghilterra, di Francia, degli Stati Uniti, d'Ungheria e di tutte le nazioni dove si coltiva la nostra scienza. È la sola organizzazione internazionale permanente che abbiamo: così consideriamo Palermo come il centro del mondo matematico». Con queste parole Edmund Landau, il grande teorico dei numeri di Gottinga, nell'aprile 1914 salutava a Palermo il trentesimo anniversario del Circolo matematico fondato da Giovan Battista Guccia. Non c'era esagerazione nelle sue parole. Non solo perché all'inizio del secolo scorso il Circolo annoverava tra i suoi membri i più prestigiosi matematici. Non era tuttavia la partecipazione attiva alla vita del Circolo a fare di Palermo «il centro del mondo matematico». Per evidenti ragioni geografiche alle sedute del Circolo «noi non possiamo assistere», spiegava Landau, che aveva impiegato tre giorni per giungervi da Gottinga. La ragione principale era data dai «Rendiconti», la rivista che il Circolo pubblicava sotto la direzione di Guccia. «I Rendiconti sono ora il migliore giornale matematico del mondo», affermava senza esitazione Landau, e i matematici preferiscono «pubblicare le proprie ricerche migliori nei Rendiconti di Palermo piuttosto che in qualsiasi altro periodico del mondo». Nel giornale di Guccia, infatti, erano apparsi articoli fondamentali dei più grandi matematici, vere e proprie pietre miliari della matematica moderna. Chi era l'ideatore di un'impresa che non ha uguali nella storia della matematica? Guccia apparteneva a una famiglia dell'aristocrazia di una Palermo che viveva ancora gli ultimi splendori di una stagione di prosperità economica legata alle iniziative dei Florio e dei Whittaker. Quando nasce nel 1855 le rendite assicurate dalle fortune accumulate dal nonno, che nel 1812 gli erano valse il titolo di marchese, consentono alla famiglia condizioni di agiatezza di cui si avvarrà anche il giovane Guccia per dar corpo ai suoi progetti. Dal 1875 studia matematica a Roma sotto la guida di Luigi Cremona, il grande geometra che esercita una duratura influenza sul giovane Guccia. Nei suoi lavori geometrici, infatti, Guccia, si mantenne sempre fedele ai metodi sintetici del maestro che affidavano un ruolo decisivo all'intuizione, e che egli adottò in maniera forse troppo esclusiva, profondamente convinto com'era «dell'alta poesia del ragionamento geometrico». Prima ancora di laurearsi, nel 1880 Guccia partecipa a Reims al Congresso dell'Associazione francese per il Progresso delle Scienze. Quel congresso vede la presenza di alcuni tra i maggiori matematici del tempo, e segna una svolta nella vita di Guccia che vi matura la concezione internazionale e cosmopolita dell'impresa scientifica che ispireranno tutta la sua attività futura.
Tornato a Palermo, con una ventina di colleghi, tra cui molti ingegneri e architetti, il 2 marzo 1884 dà vita al Circolo matematico sul modello di analoghe società matematiche create a Parigi (1872), a Londra (1865) e a Mosca (1864). L'anno seguente appare il primo fascicolo dei «Rendiconti», ma è a partire dal 1891, quando Poincaré entra a far parte della redazione, che i «Rendiconti» si affermano ben presto come una vera rivista internazionale (Guccia si provvede di una propria tipografia per curarne la stampa!). Fino al 1904, tuttavia, il Circolo di Palermo può essere considerato come una società italiana, con soci stranieri (circa il 20% di 200 membri). In quell'anno i soci raddoppiano e crescono fino a superare i 1200 (!) – di cui solo il 10% circa italiani – nel 1914. Lo scopo del Circolo, scrive Guccia a un collega, è quello di «diffondere la produzione matematica del monto intero», ben consapevole che il Circolo è «la sola associazione internazionale dei matematici che esiste al mondo» come egli scrive a Volterra nel 1906 quando si tratta di organizzare il Congresso Internazionale dei Matematici a Roma nel 1908. Congresso che si tiene sotto l'egida dell'Accademia dei Lincei, escludendo di fatto il Circolo che pure ne aveva condiviso fino all'ultimo l'organizzazione. «Circostanza tanto imprevista quanto bizzarra», commenta con amarezza Guccia, che alimenta ancor più i suoi sentimenti avversi all'accademia. Nel corso degli anni Poincaré aveva pubblicato nei «Rendiconti» lavori epocali sulle equazioni della fisica-matematica (1894), la topologia algebrica (1899 e 1904) e, infine, la dinamica dell'elettrone (1906) che, secondo alcuni, fa di Poincaré, insieme a Einstein, il creatore della teoria della relatività. Ancora nel dicembre 1911 Poincaré scriveva a Guccia «di un lavoro cui lavoravo da più di due anni».
Si trattava di un problema geometrico collegato allo studio del problema dei tre corpi, argomento della celebre memoria in cui lo stesso Poincaré aveva annunciato la scoperta di quello che oggi si chiama caos deterministico. Nonostante i suoi sforzi, non era riuscito ad andare avanti e aveva deciso di «abbandonarlo provvisoriamente per dargli il tempo di maturare». Ma ora, non essendo certo di poterlo riprendere con successo («alla mia età non ne posso più rispondere») chiedeva a Guccia la cosa «insolita» di pubblicare i risultati provvisori ottenuti, «suscettibili di mettere i ricercatori su una via nuova e inesplorata». L'ultimo articolo del grande matematico francese apparve così nei «Rendiconti» nel giugno 1912, pochi mesi prima della morte del suo autore. (Il problema di Poincaré fu risolto l'anno seguente da George Birkhoff, destinato a diventare uno dei più autorevoli matematici americani della prima metà del secolo scorso.) Nell'aprile 1914, quando Landau festeggiava a Palermo il giubileo del Circolo, l'Europa era alla vigilia della guerra che sarebbe scoppiata pochi mesi dopo. Lo stesso Guccia si spegneva il 29 ottobre di quell'anno. Con la morte di Guccia e l'entrata in guerra delle nazioni europee si chiudeva un'epoca di cui il Circolo era stato felice espressione. La sua vita riprese nel dopoguerra, tra le macerie lasciate da un conflitto che aveva travolto e diviso anche la comunità internazionale dei matematici. Ma ormai nulla sarebbe stato più come prima.