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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2014 alle ore 13:05.
L'ultima modifica è del 10 novembre 2014 alle ore 13:10.

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Al centro dell'interesse della 12esima edizione del Gender Bender, il festival bolognese dedicato a rappresentazioni del corpo, identità di genere e orientamento sessuale, ci sono le diverse rappresentazioni del corpo nella cultura contemporanea. Quest'anno l'attenzione si è concentrata oltre che sul cinema, soprattutto sulla danza. Una programmazione molto ricca che guardava all'idea di corpo non “conforme” con, per esempio, l'attenzione rivolta ai malati di Parkinson, una performer audiolesa, la vecchiaia.

Su quest'ultimo tema esemplare è stato lo spettacolo “Journey” del coreografo belga Koen de Preter, che ha lavorato con Alphea Pouget, una ballerina e pedagogista di origine svedese di 89 anni. Un dialogo fra due generazioni, un commovente assalto al cuore, pieno d'ironia, che vede in scena, appunto, un giovane ed un'anziana, accomunati entrambi dallo stesso sogno di danzare per tutta la vita. Due corpi fortemente diversi e un rapporto ricco di svariati sentimenti, stati d'animo, e situazioni quotidiane, che fanno pensare ad una madre e un figlio, a una nonna e un nipote, a due amanti senza età. Uno struggente duetto pudico e denso d'anima, con incursioni di musica rock, divertenti dialoghi mimici, traiettorie veloci e lente con diverso ritmo fisico. I due si incontrano, si respingono, si abbracciano, si sollevano, dialogano, giocano, si divertono, rotolano a terra, ballano, bevono, e nei loro movimenti c'è tutta la vita: fragile e forte, energica e affaticata, allegra e dolorosa. La vita che è stata e quella che ancora sarà.

La performance “Legítimo Rezo” di Jose San Martin, ballerina spagnola con problemi auditivi, è un assolo in cui si tocca senza filtri e nel brevissimo tempo della sequenza, la stanchezza, la fatica, le fragilità del performer. Creato appositamente per lei da William Forsythe – con la cui compagnia Frankfurt Ballet, oggi diventato The Forsythe Company, vanta un'esperienza ventennale -, è quasi un saggio, in forma di danza, sul processo creativo in cui il corpo della donna diventa il tramite tra scrittura coreografica e interpretazione esecutiva, tra linee guida e libera improvvisazione. Un cortocircuito amplificato dai problemi uditivi della ballerina – in scena con dei baffetti posticci -, per una riflessione sui meccanismi della percezione e della decodificazione, e su come uno stesso stimolo o una stessa figura possano venire interpretati in modi spesso molto diversi. Ma la performance è troppo breve per poter entrare pienamente nel senso dell'operazione.

Nella stessa serata l'assolo di Francesca Foscarini (vincitrice del Premio Equilibrio 2013 per la sua capacità interpretativa), che sta portando in giro, con successo, “Gut gift”, brano creato ad hoc da Yasmeen Godder. L'artista israeliana – artefice di tematiche legate all'identità e alla condizione femminile ha lavorato sulle peculiarità interpretative della danzatrice veneta, tirandone fuori la sua controparte istintiva, viscerale, animale. Esasperando, con segmenti di forte carica espressiva, tutti gli arti del corpo, Foscarini striscia per terra contorcendosi, serpeggiando avanti e indietro, carponi e di schiena; roteando i polsi sul pavimento, battendo colpi sul petto, allungandosi nella posizione eretta e a terra. A spezzare la tensione subentra la dimensione autoironica, con gridolini, smorfie, gesti buffi e disarticolati, che mettono a nudo le sue fragilità. Attraverso lo sguardo diretto verso il pubblico sembra poi sfidarlo con strabuzzamenti e ammiccamenti degli occhi, delle mani, della bocca, cercando una provocazione visiva ed emotiva. In questo “dialogo” spiazzante contrassegnato subito dal vacillare e dalla perdita del controllo sul movimento scosso da violente scariche di energia, quando si ferma in un angolo osservando il perimetro dove intervenire, sembra misurare il raggio d'azione, le possibilità di espandere i suoi movimenti e riprendere il dominio del territorio. La capacità di Foscarini di padroneggiare lo spazio ne fa un'interprete dotata di una densa presenza scenica.

“Gender bender 2014”,
Bologna, varie sedi: Cinema Lumière, Arena del Sole, Teatri di Vita, MamBO, Librerie Ambasciatori.

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