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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2014 alle ore 11:19.
L'ultima modifica è del 11 novembre 2014 alle ore 11:25.

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Batte forte il cuore dell'indomita “Fedra” che reclama il sacrosanto diritto d'amare. La sua condanna è incarnare la femmina degli archetipi; nella riscrittura della grecista Eva Cantarella diviene miticamente contemporanea, anteponendo a tutto la passione - motore senza tempo dell'esistenza - attraverso il corpo, la voce e lo spasimo di Galatea Ranzi. La racconta sul palco del Franco Parenti un'ammaliante sequenza di spezzoni fotografici e video che avvolgono, catturano, sovrastano, accompagnano, la lama scoppiettante delle parole non dette finalmente liberate a squarciagola, fiume in piena di ricordi e coscienza, un vortice di processi espressivi ed emozionali in continua evoluzione, grazie alla profonda mano registica di Consuelo Barilari.

L'incipit di questa performance esteticamente perfetta è folgorante con lo spezzone tratto dal film di Jules Dassin “Phedra” dove Ippolito muore in uno spettacolare incidente automobilistico ingoiato dai flutti marini. Ribaltata la sequenza euripidea la storia si dipana a ritroso, Fedra si reincarna per noi, valchiria bionda in occhiali neri, piena di fremiti e languori, in un orgia emotiva misteriosamente spietata, con dolore, con rabbia, con orgoglio. Ma soprattutto con amore. Affondando impietosamente lo sguardo sul passato Galatea Ranzi, in una prova attoriale magnifica, con implacabile delicatezza e raffinata sensualità, impersona la forza tragica del nostro tempo. L'assemblaggio dei frammenti classici si incastra con le visioni e sonorità tecno, Fedra-Galatea sfodera la potente verità della sua scelta di non rassegnazione. Gli avvenimenti seguono il loro corso, lei si innamora perdutamente del giovane Ippolito, figlio del marito Teseo, la memoria scorre, ricuce trame di amplessi e ribellioni, la continuità tra passato e presente si srotola in un bianco letto boudoir dell'anima. I segreti inconfessabili, la trascinano a volersi liberare degli incubi, impulso vitale e attrazione per la morte convivono nello stesso momento. Trascina a forza e striscia voluttuosamente nella vasca da bagno con le tessere del mosaico della sua parabola amorosa conficcate nella pelle, affonda nell'oscurità del sentimento e della vendetta. Beve il veleno del ricordo e della provocazione estrema. Per amore, solo per amore.

Fedra, diritto all'amore” testo originale di Eva Cantarella. Regia e immagini di Consuelo Barilari. Luci di Liliana Iadeluca. Musiche di Andrea Nicolini Interprete Galatea Ranzi. Produzione Festival dell'eccellenza al femminile Schegge di Mediterraneo. Foto di scena di Durata '70 minuti senza intervallo.

In replica fino al 16 novembre al Teatro Franco Parenti- Milano.
20 novembre Teatro delle Clarisse di Rapallo IX edizione Festival delle Eccellenze femminili Genova
25/30 novembre Galleria Toledo- Napoli

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