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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2014 alle ore 11:07.
L'ultima modifica è del 22 novembre 2014 alle ore 16:51.

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“Non c'è, probabilmente, nella storia umana e nella sua espressione attraverso l'arte, momento più alto e fervido d'invenzioni di quello che va dalla metà del Quattrocento alla metà del Cinquecento, da Piero della Francesca a Pontormo. A Firenze, e non solo a Firenze, ma a Venezia, a Ferrara, nelle Marche, in Sicilia, in Sardegna, in Friuli, in Lombardia, gli artisti danno vita a quello che è stato chiamato, con conferente definizione, Rinascimento”. Lo scrive Vittorio Sgarbi nel suo Gli anni delle meraviglie, da Piero della Francesca a Pontormo, il Tesoro d’Italia II e fin qui come dire, niente di imprevisto. Sembrerebbe.

La Flagellazione di Urbino, l’Annunciata di Antonello da Messina, la Tempesta di Giorgione, all'Amor sacro e Amor profano di Tiziano, la Deposizione di Cristo di Pontormo scorrono come è giusto che sia nelle pagine del libro. Immagini note a tutti che vengono inframmezzate da Giovanni Antonio Amadeo, con la Resurrezione di Lazzaro della Certosa di Pavia, o dalla Formella del Pulpito del Duomo di Cremona di Giovanni Antonio Piatti; e ancora, lo stipo con Vaso di Garofani di Cristoforo da Lendinara, Duomo di Modena. Ed è qui che le scelte autoriali di Vittorio Sgarbi lo fanno riconoscere per quel geniale “ghiribizzoso” che è.

Di recente ho trascorso con lui un’intera giornata - da meraviglioso incubo per le corse sfrenate a cui ci ha sottoposto - in quel di Volterra. Abbiamo visto e rivisto la Deposizione di Rosso che “con orgoglio” ha rivendicato di non aver “concesso” alla mostra di Palazzo Strozzi per farla lui oggetto di “Rosso Fiorentino, Rosso vivo”. Poi, a perdifiato, ha preteso una visita al Museo Etrusco Guarnacci. Un gioiellino nascosto. Lì ha meravigliosamente di-vagato su Francesco Ciusa, e la Madre dell’ucciso. Un colpo al cuore. Grazie.

Come la chiesa di Montegridolfo, con la Madonna col Bambino adorata dai Santi Sebastiano, San Rocco e San Giacinto di Guido Cagnacci: so che la va a vedere quando passa da quelle parti. Un unicum.

Scrive Gian Antonio Stella nella postfazione al libro “della sua febbrile girandola per l’Italia” che lo porta in luoghi abbandonati e dimenticati. Ecco, questo è Vittorio Sgarbi e questo è il suo libro: un invito alla riscoperta non soltanto dei grandi capolavori, ma di quelli altrettanto grandi del Rinascimento che la fretta, l’incuria e il conformismo di molti storici dell’arte rendono nascosti non meno della nostra colpevole ignavia. Uno per i molti su cui solo Sgarbi sa accendere i riflettori: la Madonna Cagnola di Zanetto Bugatto, a Gazzada Schianno. Vale il viaggio. E il libro con lei.


Vittorio Sgarbi, Gli anni delle meraviglie, da Piero della Francesca a Pontormo, Il Tesoro d’Italia II, Bompiani, Pag 480, euro 22,00

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