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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2014 alle ore 08:15.

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Nella Lombardia spagnola, tra XVI e XVII secolo, l'economia commerciale e finanziaria vanta i livelli più avanzati del continente, ma si vive in una stretta e ininterrotta relazione con la sfera del sacro, che determina sia la percezione del destino umano e della storia, sia quella degli spazi e delle frontiere. Le notizie sui progressi delle missioni hanno qui ampia circolazione e le vicende della monarchia, per le ripercussioni che producono nella vita delle comunità, sono seguite con grande attenzione. Attraverso notizie e immagini di terre lontane si costruisce la nuova consapevolezza degli spazi geografici e della propria posizione nel mondo.
I modi e i percorsi di questa percezione sono interessanti quanto i contenuti dei discorsi intorno ai nuovi mondi, oggi studiati in una prospettiva di storia sociale e culturale comparata. È comprensibile che, riguardo agli antichi Stati italiani, l'attenzione degli studiosi si sia concentrata soprattutto su Roma, centro nevralgico dell'espansione missionaria, e su Venezia, punto di riferimento per l'attività editoriale. Tuttavia l'ambiente milanese ha una connotazione peculiare, che legittima un impegno di ricerca collettivo. Per il suo ruolo nella politica degli Asburgo e nelle strategie della Controriforma, la Lombardia ha meritato definizioni – «cuore della monarchia», «baluardo della fede» – che ci consentono di immaginare una continua mobilitazione, richieste di sacrifici motivate con una retorica dell'emergenza, politica e religiosa. Da qui devono partire aiuti finanziari e contingenti militari per combattere i ribelli olandesi, per arginare l'avanzata ottomana nel Mediterraneo e in Ungheria, e soprattutto per difendere la vicina frontiera del Nord minacciata dagli eretici. Si vive in un clima morale peculiare; dai tempi di san Carlo, è radicato nella memoria il rapporto tra sofferenza e redenzione; si insiste dai pulpiti sull'esempio dei martiri cristiani e sul culto delle loro reliquie, la cui importazione è incentivata ora dal cardinal Federigo. Se le speranze di realizzare il progetto di un'Europa cattolica sotto la guida del papato e dei due rami degli Asburgo si affievoliscono, la colonizzazione di nuovi mondi offre inaspettate opportunità di allargare l'influenza della Fede. La forza della monarchia è indispensabile quanto l'opera evangelizzatrice dei missionari e la fondazione di nuove chiese.
Nel 1607 il gesuita Diego de Torres da Lima invia al cardinal Federico una relazione sulle provincie del Paraguay e del Cile, insieme a una grammatica di tre lingue locali e alcune «pietre bezoare». La raccolta di oggetti esotici avrà un seguito nel celebre "museo" di Manfredo Settala. In cambio il missionario chiede che nella «ricchissima» diocesi ambrosiana si preghi e si raccolgano elemosine per la conversione di «questi poveri Indiani». Due anni dopo, con l'apertura al pubblico della Biblioteca Ambrosiana, Milano diviene centro di raccolta di testimonianze culturali sulle realtà extraeuropee, in particolare per il vicino Oriente, dove gli emissari del cardinale sono inviati alla ricerca di manoscritti e volumi di pregio. D'altra parte, le pubblicazioni messe in circolazione dagli stampatori della regia camera fanno circolare notizie riguardo ai paesi più remoti. Ne parlano anche le lettere di gesuiti desiderosi di partire per le Indie o già impegnati nelle missioni. Il discorso sulla circolazione nella Lombardia spagnola di notizie riguardo ai mondi d'oltreoceano, non può trascurare l'attività di mercanti e finanzieri. Il caso più noto è quello dei cremonesi Affaitati, le cui iniziative nel commercio delle spezie, della canna da zucchero, e nell'industria della raffinazione sono in stretta relazione con le scoperte geografiche e la colonizzazione fin dai primi anni del Cinquecento. Una convergenza di diversi interessi fa sì che notizie e immagini delle realtà esotiche non dipendano solamente dalla lettura di testi a stampa. Nel 1616 Federico Borromeo affida ai padri Nicolas Trigault e Johann Schreck il cannocchiale galileiano che sarà poi offerto all'imperatore Chongzhen. Contemporaneamente, nel palazzo regio ducale il giardiniere del governatore, applicando una tecnica importata dai domini spagnoli del centroamerica, sta componendo una serie di collage di piume raffiguranti paesaggi, personaggi, scene di caccia e di lavoro, maschere della commedia dell'arte: sono le 156 grosse tavole, completate nel 1618 e raccolte nel cosiddetto "libro di piume", che si conservano nella Mc Gill University di Montreal. Altre testimonianze ci portano a ritenere che non si tratti di coinvolgimento limitato a una cerchia ristretta di letterati religiosi o laici. Quanti milanesi, nel 1585, sono spettatori dell'arrivo in città della prima ambasceria proveniente dal Giappone, che sta suscitando vasta eco in tutta Europa? Nel giugno 1621, per le esequie solenni di Filippo III, viene allestito nel Duomo Milano un apparato impressionante che, attraverso un percorso retorico ideato da Emanuele Tesauro, esalta le virtù e le azioni gloriose del sovrano attraverso pitture, statue, iscrizioni e allegorie che non scorda le quattro Parti del Mondo. La caratterizzazione dei continenti risalta nelle tavole che le accompagnano; quella che correda la statua dell'America si basa sul racconto della conquista di Hernan Cortés.
Lo stampatore Girolamo Bordoni pubblicava nel 1619, traducendola dalla lingua spagnola, una relazione del francescano Fernando de Moraga, in parte dedicata all'intesa diplomatica tra Filippo III e lo scià di Persia; presentando questo complesso racconto di fatti accaduti in luoghi esotici, poteva aggiungere: «nella diversità delle leggi et de' costumi, si vede però la virtù dell'animo essere sempre la medesima». I racconti sui nuovi mondi che raggiungevano i milanesi, attraverso confronti e analogie con la loro condizione, proponevano precetti morali e norme comportamentali affinché perseverassero, in tempi difficili, nella fede e nel sostegno alla corona cattolica.

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