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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2014 alle ore 13:06.
L'ultima modifica è del 24 novembre 2014 alle ore 14:07.

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Per i 25 anni dalla pubblicazione del romanzo La chimera, Rizzoli manda ora in libreria una nuova edizione speciale. Com'è giusto: essendo questo, forse, il capolavoro di Sebastiano Vassalli. Di nuovo, il lettore troverà «un inedito d'autore», l'appendice «Perché il Seicento».

Poche pagine, che vanno lette con attenzione, perché ci rivelano che tipo di scrittore, e di uomo, sia Vassalli. Ecco: «Ho trascorso due anni della mia vita (il 1997 e il 1988) nel Seicento, e ho raccontato la storia di Antonia e del vescovo Carlo Buscapè, seguendo l'esempio e l'insegnamento di Alessandro Manzoni che credeva di dover scoprire in quel secolo le radici dell'Italia moderna e del carattere degli italiani». Perché, allora, tornare in quel secolo, «se già esisteva un capolavoro come I promessi sposi?». La risposta è d'una chiarezza perentoria: «Uomo di fede ma anche uomo del Risorgimento, cioè della sua epoca, Manzoni aveva studiato a fondo i vizi e le virtù degli italiani e conosceva bene il nostro carattere nazionale.

Avrebbe potuto rappresentarlo al peggio; scelse, invece, di rappresentarlo al meglio, perché l'Italia doveva ancora nascere e si sperava che potesse nascere con il suo aspetto migliore. Perciò il Seicento, che fu un secolo a tinte violente, un secolo terribile, nel suo romanzo è corretto con molto Ottocento». Difficile allineare, in poche righe – sul Seicento, sull'Ottocento, su Manzoni e I promessi sposi – così tante banalità e luoghi comuni, ormai smentiti, da decenni, persino dai manuali scolastici più sciatti e meno aggiornati.

Il Seicento, dunque: «un secolo a tinte violente», «terribile», scrive Vassalli. Mi chiedo se sia possibile giudicare un secolo moralisticamente, come poteva avvenire, quanto al Seicento, prima che Croce ci liberasse – nel 1917 – dal pregiudizio (che Vassalli beatamente ripete) della responsabilità corruttrice della Spagna nell'Italia secentesca. E domando, così per giuoco, se sia più o meno violento, del Seicento, un altro secolo, quello in cui tre adulti, per scherzo, si divertano a gonfiare l'intestino d'un adolescente con un compressore d'aria fino a farglielo scoppiare, per la sola colpa d'essere grasso.
Non credo che Vassalli sia rubricabile tra gli storicisti stolidi che interpretano la Storia come un passaggio dal buio alla luce, in gloria delle magnifiche sorti e progressive: i suoi romanzi dicono il contrario. Sicché mi limito a consigliargli, sul secolo barocco, la lettura di qualche libro della nostra italianistica più antica e nobile, magari quelli di Giovanni Getto ed Ezio Raimondi, mentre gli ricordo di corsa che il Seicento è anche il secolo di Galileo e della scienza moderna, di Caravaggio e della sua nuova e sconcertante idea di realtà.

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