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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2014 alle ore 13:01.
L'ultima modifica è del 28 novembre 2014 alle ore 16:21.

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Ricordo molto bene la conferenza di Firenze. Si svolse in un momento di grande tensione in Europa e nei Balcani. Era la prima volta, a memoria d'uomo, in cui un presidente democratico americano e i politici della sinistra progressista europea si riunivano su uno stesso palcoscenico per celebrare ciò che avevano in comune.

Ed eccoci là, a sera tarda, nel magnifico scenario di Firenze, un luogo in cui i muri stessi e i dipinti sono intrisi di storia politica, a dibattere di idee politiche. Anzi, di una nuova idea politica. Tutto questo non ci sarebbe mai stato senza Bill Clinton, che ebbe l'abilità intellettuale di dialogare in termini che la sinistra europea potesse comprendere e che, allo stesso tempo, non rendessero ostile l'opinione pubblica americana. Ma la conferenza di Firenze giunse anche al momento giusto (...). Poco prima dell'avvento del nuovo secolo, divenne ben chiaro che il vecchio approccio alla politica doveva cambiare.

Il Ventesimo secolo aveva rivelato come, senza la capacità da parte dello Stato di garantire alcune protezioni fondamentali e di provvedere a servizi base per i cittadini, non potesse affermarsi una società più giusta (...). Così, abbiamo dovuto tassare in modo equo e spendere per perseguire la giustizia sociale. E abbiamo costruito le basi del welfare state. Tuttavia, con il passare del tempo, (...) divenne evidente come lo Stato potesse anche abusare del potere, potesse spendere in modo poco avveduto e potesse rivelarsi un intreccio di interessi particolari di ostacolo al necessario cambiamento. La stessa cosa accade con le controparti sociali dello Stato – i sindacati.

Da qui nasce il concetto di Terza via che era ed è, in sostanza, un progetto modernizzatore. Il mondo è cambiato e noi dobbiamo cambiare con esso. Non è questione di accantonare i principi; al contrario, si tratta di applicarli, ma con il coraggio e l'immaginazione necessari per metterli in pratica alla luce di un mondo ampiamente diverso da quello delle generazioni precedenti.

È un progetto che affonda tutte le sue radici nella tradizione politica progressista e non in quella conservatrice, ma accetta come un dato di fatto la necessità di riformare il modo in cui operano i poteri collettivi, e quindi anche il potere dello Stato, per riuscire a raggiungere gli obiettivi originari delle politiche progressiste. Dobbiamo essere sicuri che lo Stato, se spende, spenda in modo saggio; che i servizi siano erogati a vantaggio di chi dipende da essi; che temi come la criminalità, considerati una ridotta della destra, siano presi seriamente dalla sinistra; e dobbiamo essere gli alfieri di un settore privato competitivo e imprenditoriale così come del movimento sindacale.

È meraviglioso che le idee della Terza via siano tornate in auge (...). Ciò avviene per una ragione molto semplice: è un pensiero che si occupa di quel fondamentale equilibrio che le persone più ragionevoli vogliono trovare nelle politiche pubbliche. Un equilibrio tra un settore privato prospero e un settore pubblico efficiente e competente, capace di fornire servizi di qualità ai cittadini e protezione sociale a chi è più vulnerabile. (...)
È istruttivo tornare con la memoria ai commenti che si fecero a quel tempo. Molti accusarono sia me sia l'allora cancelliere tedesco Gerhard Schröder di agire come dei conservatori e ci fu detto che le nostre riforme non avrebbero mai funzionato. In realtà, Schröder pose le basi della modernizzazione economica tedesca e io, mettendo in pratica le riforme, vinsi tre elezioni consecutive che condussero a tre governi che hanno portato a termine tutto il mandato, mentre in precedenza il Partito laburista britannico non aveva mai completato neppure due legislature di fila al governo.

Oggi la Terza via è più opportuna che mai. Possiamo vederlo nel dibattito europeo. La destra vuole “austerità”; la vecchia sinistra ha resistenze verso le necessarie riforme strutturali. Il risultato è che ci troviamo pericolosamente prossimi alla stagnazione (...). È evidente che abbiamo bisogno di politiche per la crescita combinate a riforme strutturali. (...).

Le politiche di finanza pubblica devono incoraggiare questo processo e non affidare tutto a uno stimolo monetario che può tenere l'euro in vita ma non può, di per sé, rendere prospera l'economia dell'Eurozona.

Il center ground della politica, il centro politico, in Europa e nel Regno Unito, è in pericolo. Di solito non fa un gran rumore. Opera meglio nelle silenziose stanze dell'analisi e della riflessione. Cerca di costruire il consenso più che di sfruttare le discordie. Ma è ancora il luogo in cui una larga parte degli elettori desidera riunirsi. Questi elettori hanno urgente bisogno di leader come Matteo Renzi e Manuel Valls, ora. Non potrebbe esserci momento migliore per rinnovare la Terza via.

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