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Questo articolo č stato pubblicato il 29 novembre 2014 alle ore 09:11.

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I tedeschi lo intercettarono, lo ricattarono con il rapirgli suo figlio (alla bisogna avevano chiamato il pluridecorato colonnello delle SS Otto Skorzeny, quello che in aereo era andato a raccattare Benito Mussolini sul Gran Sasso), lo costrinsero ad abdicare a favore di Ferenc Szálasi, il leader delle Croci Frecciate, i cui uomini si scatenarono nella caccia all'ebreo ungherese. Irrompono nelle loro case, li agguantano per strada, prelevano i malati dai letti degli ospedali israeliti. Alla notte li portano sulle rive del Danubio, li costringono a metter via le scarpe, li legano a due alla volta e per risparmiare pallottole ne uccidono uno solo, dopodiché spingono il vivo e il morto nelle acque del Danubio.

Le squadre della morte uccidono in tre mesi qualcosa come 38mila ungheresi, ebrei e non. Sarebbero stati molti di piů se non fosse stato per Wallenberg e i suoi colleghi della legazione, per il Nunzio papale Angelo Rotta, per il console di Spagna Ángel Sanz Briz e il nostro magnifico Perlasca. Wallenberg e i suoi arrivano alla notte sulle sponde del Danubio a contendere agli assassini alle loro vittime, talvolta le recuperano dalle acque gelide dove erano state scaraventate. Uno dei piů strazianti memoriali dell'Olocausto č stato eretto a Budapest il 16 aprile 2005, sessanta paia di scarpe di ferro tutte alla moda degli anni Quaranta allineate sulla sponda del Danubio dal lato di Pest tra Roosevelt Square e Kossuth Square. Né va dimenticato che due degli uomini che piů eroicamente affiancarono Wallenberg nella sua azione furono due ungheresi che non erano affatto ebrei, Károly Szabó e Pál Szalai, il secondo dei quali aveva addirittura militato nelle Croci Frecciate. Wallenberg ovviamente, ma anche Szabó e Szalai sono stati riconosciuti da Israele quali “Giusti tra le nazioni”.

Nei primi giorni di gennaio del 1945, Wallenberg si allontana da Budapest in direzione dei carri armati sovietici arrivati alle soglie della cittŕ (la battaglia per la conquista di Budapest, da alcuni giudicata persino piů tremenda della battaglia di Stalingrado, si concluderŕ il 13 febbraio 1945). I sovietici lo arrestano il 17 gennaio. Il mandato di arresto del diplomatico di un Paese neutrale non poteva non venire dal vertice supremo della gerarchia comunista, probabilmente da Stalin in persona. Lo accusano di essere una spia al soldo dei tedeschi? Da quanto raccontano quelli che hanno condiviso con lui le celle sovietiche, Wallenberg non sapeva di che cosa lo stessero accusando né se ne preoccupava granché. Agli svedesi che chiedono conto e ragione della scomparsa di Wallenberg, i russi rispondono che non ne sanno nulla, che probabilmente č stato ucciso da uomini delle Croci Frecciate. Una disperata lettera della madre di Wallenberg a Stalin rimane senza risposta. Non esiste alcun verbale dei quattro o cinque interrogatori cui Wallenberg fu sottoposto in oltre due anni di detenzione. Né esiste alcuna autopsia del suo cadavere. Morto di crepacuore in cella, recita una fonte sovietica. Fucilato, dice qualcun altro. Forse avvelenato, perché dopo due anni di cella non avevano di che accusarlo né potevano lasciarlo libero. Che volete che valga la vita di un eroe agli occhi di uno Stato canaglia?

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