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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2014 alle ore 08:20.

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Non siamo sempre stati così complessati. Non abbiamo sempre creduto che le corna fossero materiale da rotocalchi, squalificante per chi ne leggeva: c'è stato un tempo in cui le variazioni sul matrimonio erano roba da Tolstoj e Flaubert. In cui sapevamo che, come sbuffava Truman Capote, «tutta la letteratura è pettegolezzo». Poi è arrivata l'alfabetizzazione di massa, e il middlebrow – l'attenzione ai consumi culturali tramite i quali darsi un tono – ha dovuto nascondere un tema immenso in luoghi che apparentemente parlassero d'altro. Se prendiamo come gesto fondativo dell'epoca che viviamo l'inaugurazione della collana Fabula di Adelphi, che poi sarebbe diventata il più middlebrow degli arredi culturali, tutto torna. Il primo tomo è L'insostenibile leggerezza dell'essere. Milan Kundera – santo patrono delle professoresse democratiche che leggono solo roba seria, mica disordini di coppia di calciatori – accumula pagine e pagine di digressione su, nientemeno, Nietzsche e l'eterno ritorno, per arrivare a: «Franz cavalcava Sabina e tradiva sua moglie, Sabina cavalcava Franz e tradiva Franz».

Forse la liberazione dai complessi è arrivata con House of Cards, così pretestuoso, nel fingere di parlare d'altro, da permetterci di ammettere qual era la storia che volevamo sentire. Tutte le storie che valga la pena ascoltare riguardano il matrimonio, il più politico dei contratti sociali e la più formidabile invenzione dell'umanità. Solo chi ha letto i riassunti pensa che House of Cards parli di come ottenere i voti per la riforma della scuola; chiunque l'abbia visto sa che parla d'un marito e d'una moglie che si tradiscono e lo sanno, e tu sai che lo sanno perché certe cose si capiscono subito epperò non è importante, perché tanto c'è quel davanzale sul quale tornare a fumare insieme la sera.

In The Affair, la nuova serie di Showtime, il matrimonio di una coppia è infelice perché lui è uno scrittore frustrato che non sopporta di farsi mantenere dal suocero (no, il regista non è Muccino); quello dell'altra coppia è infelice perché è morto il figlio quattrenne. Le conseguenze di un lutto su un matrimonio sono un territorio in cui non sono andati in gita solo quelli di The Affair (già autori di In Treatment), quest'anno: anche Scandal sta mettendo in scena uno strazio analogo. La morte di un figlio è una variabile che il contratto matrimoniale non prevede, un ostacolo su cui non ci sono istruzioni per affrontarlo né parole per dirlo (c'è un nome per chi resta senza coniuge o senza genitore, ma non uno per quel che diventa il genitore a cui muore il figlio; lo si nota ogni volta che si commenta una storia che ne parla, probabilmente lo notò persino il primo recensore di Medea su una qualche pergamena).

Forse The Affair è la storia tra un infelice per ragioni sceme e la portatrice d'un dolore senza nome. O forse è la storia di come non sia mai la stessa storia: metà puntata è la versione di lui, metà quella di lei, e non si somigliano neanche vagamente. Stanno raccontando la stessa diversissima vicenda a un poliziotto, e per un po' non si sa perché, che caso di cronaca nera ci sia di mezzo, che pretesto si stia usando questa volta per raccontare due matrimoni e le loro distrazioni. Nel best seller popolare degli ultimi due anni, L'amore bugiardo, c'è lo stesso impianto: un delitto è il pretesto per dirci come due individui vedano diversamente il loro stesso matrimonio. Ma se il libro di Gillian Flynn è irresistibile, lo è nel suo nucleo: la psicopatica che trionfa sul bravo ragazzo. Non certo per com'è scritto (c'è voluto David Fincher per prendere un gruviera di senso e di trama e farne un bel film).

The Affair è invece di così alta scrittura da sembrare un continuo «Gillian, guarda come si fa». «Rashomon va a Montauk», ha scritto il critico del New York Magazine, usando la matrice di tutti i riferimenti alti sull'inaffidabilità dei punti di vista. Montauk è il posto di mare in cui s'incontrano: troppo da alta società, mette a disagio entrambi. Lei è lì per disperazione, lui perché in visita al suocero ricco. Se c'è un incontro ineluttabile, è quello tra inadeguatezze.

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