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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2014 alle ore 11:20.

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Paolo – per non aggiungere ai copiosi emolumenti anche costi di produzione.
Festivàl Una gara di canzoni di quattro ore per cinque serate, protagonisti sono l'industria discografica (parlandone da viva) e gli assessori che durante la finale si lagneranno che i fiori non siano stati abbastanza inquadrati. Coloro che si lamentano dell'antichità lessicale per cui Sanremo viene indicato come «festivàl» o «kermesse» forse Sanremo non l'hanno mai visto.

Giuria di qualità Quando voglio ricordarmi di com'era verde la mia valle e concedermi un'ora di retromania (vedi alla voce), io guardo degli stralci del Sanremo del 1981. Lo conduceva Claudio Cecchetto, la sigla era il Gioca Jouer, e in gara c'erano brani come Maledetta primavera e Sarà perché ti amo. Era il primo anno in cui c'era la giuria di qualità. Là dove nel 2014 si sarebbero seduti Paolo Jannacci e Giorgia Surina, c'erano Giancarlo Giannini, Ugo Tognazzi, Alberto Sordi, Sergio Leone. A quel punto in genere mi metto a piangere.
How to Se a qualunque ora scanaliate trovate un programma di cucina è perché siamo in piena gastrocrazia, certo; ma anche perché ci sentiamo meno in colpa a guardare la tv se c'insegna a fare qualcosa. Gli how to, come fare a – arredare casa, vestirsi, organizzare un matrimonio, ricevere ospiti – sono le fondamenta di Real Time, unica vera success story degli ultimi anni: un canale del digitale terrestre che fa numeri da rete generalista.

Isola dei famosi Il miglior reality italiano torna (finalmente) a gennaio, per la prima volta su Canale 5. Piersilvio voleva farlo condurre a Signorini, alla fine lo presenterà Alessia Marcuzzi per la ragione esposta alla voce “esclusiva”. Sarebbe bello ricomporre la frattura tra intellettuali e tv che risale al 2003, quando Michele Serra disse a Fabio Fazio di non avere idea di che cosa parlassimo quando parlavamo del tozzo di pane di Pappalardo, oggetto di scandalo di una prova ricompensa durante la prima edizione dell'Isola e tema di conversazione del Paese reale per molti giorni. Serra sarebbe uno splendido naufrago.
Libri Ogni giovedì gli editori guardano i Nielsen (i dati di vendita della settimana precedente) e calcolano quanto abbia influito la presenza dell'autore dalla Gruber, e se sia vero che la Bignardi è il nuovo Fazio, capace di moltiplicare le vendite con la sola imposizione della scaletta. Ogni domenica gli scrittori irridono le interviste a loro dire poco ficcanti di Che tempo che fa, e ogni lunedì offrono un rene perché il programma li inviti.

Muta, Valletta Non ci sono più le Sabina Ciuffini di una volta. Ormai persino quelle dei programmi di calcio vogliono esprimersi. L'unica che resta serenamente zitta, senza andare a tirare i capelli a un'altra in un reality pur di farsi notare, è Filippa Lagerbäck.
Nicchia È quella sindrome per cui se ti guardano in quattro sorvoli sullo share e dici che eri trending topic. È quella sindrome per cui scriviamo tutti di House of cards, che in Italia guardano in cinque, e non del Medico in famiglia, che guardano in cinque milioni.
Ospiti Ho visto le più prestigiose firme della mia generazione passare otto ore di diretta elettorale in studi televisivi a titolo gratuito, e ho pensato che Alba Parietti era molto più sveglia di loro.
Porta a porta Ha inventato il plastico, e già questo. Ha preso la musica di Via col vento e l'ha resa evocativa del maggiordomo che fa entrare Paolo Crepet. Anche la gastrocrazia comincia da Bruno Vespa: tutto iniziò quando si mise a invitare Vissani.
Qualità Puoi occuparti di quanto faccia male la pizza bruciata o di quanto le oche non donino volontariamente l'imbottitura per i nostri piumini: dovrai farne, di inchieste dirompenti che svelano qualunquisticamente l'ovvio, prima di toglierti la fama di tv di qualità.

Retromania Sì, d'accordo, c'era Mina e l'eleganza del bianco e nero, ma in quella tv lì c'era un canale solo: smettetela di averne nostalgia, morireste di noia.
Senno di poi L'unico format interamente italiano. La mattina dopo, lo share era sempre ovvio, gli errori di scaletta pure, i punti deboli figuriamoci. Dopo, lo sapevano tutti da prima, come sarebbe andato quel programma.
Traino Gli autori della tv americana parlano di quel che hanno sbagliato, quando un programma viene chiuso. Quelli italiani parlano della mancanza di traino: cioè del fatto che la trasmissione che li precedeva in palinsesto non era abbastanza forte da farli sopravvivere per inerzia.

Umiliazione Altrove, gli autori scrivono testi. Qui, dove quasi tutto è in diretta e leggere un gobbo pare tolga quella spontaneità cui in quanto popolo di artisti non possiamo rinunciare, gli autori fanno da psicanalisti alle conduttrici, o chiamano ospiti (dicono che Enrico Mentana definisca gli autori dei talk «telefonisti»). Vale sempre la considerazione di Enrico Vaime: «Ci pagano un tanto a umiliazione».
Vanni Bar a pochi metri dalla Rai dove «vanno quelli che non lavorano, in cerca di un dirigente da compiacere e di un contrattino di consulenza da svoltare» – o almeno così dicono sprezzanti quelli che lavorano, seduti da Settembrini (un bar pochi metri più in là).
Zagarolo Ci vive Gabriel Garko, protagonista delle fiction piene di colpi di scena di Canale 5. Ci vive anche Teodosio Losito, che quelle fiction le sceneggia. Praticamente è la nostra Mulholland Drive.

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