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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2014 alle ore 08:23.
I telegiornali della sera non sono tutti uguali. Ecco un campione di tg serali preso il 3 novembre, un lunedì.
Durante i titoli, il Tg1 ha una musichetta scampanellante dedicata ad Halloween, già sentita la sera prima su titoli come «Profanazione a Dachau». L'apertura è tutta su Matteo Renzi per diversi minuti («c'è un disegno per spaccare l'Italia…»), ma la cosa che svetta è la presa di posizione su Brittany, la donna americana malata terminale di cancro al cervello che ha scelto l'eutanasia: «Ma c'è anche chi con la stessa malattia ha fatto una scelta diversa». «Speriamo che sia stato davvero così… che la sua battaglia sia stata la scelta giusta». Si dà la parola a Giovanni Danza, un uomo malato di glioblastoma: «Non vorrei che in un momento di fragilità, di solitudine», qualcuno «potesse prendere ispirazione».
«Il cancro mi ha dato la consapevolezza della fede». «La vita è un dono di Dio».
Il Tg5 si presenta così: conduttrice in abito nero quasi da sera, tono sobrio, legge i titoli senza musica. Parla in maniera equilibrata di Renzi e delle manifestazioni di Fiom e Cobas, poi all'improvviso lascia molto spazio a Berlusconi, che prima dice «meno tasse sulla casa», poi definisce «un tranquillo colpo di Stato» la sua esclusione dalla politica. Colpisce vedere una chiosa cattolica anche nel primo tg Mediaset, stavolta sulla vicenda dei sindaci che ratificano le nozze gay: il cardinale Poletto «spiega come il matrimonio vero è tra un uomo e una donna».
Dietro alle due ammiraglie troviamo un Tg2 più grigio di come lo ricordavo. Titoli pronunciati male su una sigla arrembante un po' Fox News. Come su Rai 1, scorre una miscellanea di interventi dei politici nel servizione senza verve. Sembra un tg che non appartiene a nessuno, ma con uno spin popolare in frasi come «intanto le previsioni dell'Istat non sono rosa». È pieno di cifre, compilativo, ottundente, per poi aprirsi in servizi di buon senso – «il negozio si trasforma in appartamento… badate: tutto in regola», per l'ex officina trasformata in loft, con l'esperto impagliato che parla a mezzo busto dentro il loft in questione – o sentimentale, come nel caso di Brittany, affrontata più dal lato del popolo che del clero: «Brittany è morta, ma la sua battaglia non è finita», e l'America è «divisa fra chi gggiudica» e chi no. Chicca finale, la prosa accorata del servizio sull'importanza dei vaccini, che critica le «tante campagne soprattutto in Rete che diffondono dati che di scientifico non hanno veramente nulla… e di morbillo si muore ancora».
Il Tg3 non è fazioso in politica e rivela le sue inclinazioni altrove: tutti i tg parlano dell'assoluzione in appello degli imputati per la morte di Stefano Cucchi, ma il Tg3 è l'unico a riferire della campagna virale A uccidere Stefano Cucchi sono Stato io, «con quella S maiuscola a inchiodare un intero sistema giudiziario alle sue responsabilità». Molto spazio allo sciopero degli infermieri, e «una ferita aperta nel cuore di Genova» per il lungo pezzo sul rischio idrogeologico, in attesa di nuove alluvioni. Infine, è l'unico tg a citare la lettera aperta al premier israeliano di cento ex militari israeliani di alto livello che scrivono: «Possiamo arrivare alla pace».
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