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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2014 alle ore 08:14.

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Genere, dunque, molto variegato, l'omelia ha i suoi antenati in alcuni scritti neotestamentari, in particolare nella Lettera agli Ebrei, un testo in verità molto arduo da seguire non solo per l'alta qualità del suo dettato ma anche per la raffinata articolazione della sua struttura. È vero che – come osservava un noto esegeta americano, Raymond E. Brown – quest'opera «inizia come un trattato, prosegue come un sermone e si conclude come un'epistola», ma il biglietto finale che l'accompagna, di taglio appunto epistolare, la definisce in greco lógos tês paraklêseôs, "discorso di esortazione", un sermone quindi destinato forse ai giudeo-cristiani di Roma. A chi vorrà seguire questa solenne parenesi omiletica suggeriamo il commento, appena tradotto in italiano, di Peter T. O'Brien del "Moore College" di Sydney.
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Adriano Zanacchi, Salvare l'omelia, Dehoniane, Bologna, pagg. 236, € 18,00
Michele Colombo, Dio in italiano, Dehoniane, Bologna, pagg. 85, € 8,00
Peter T. O'Brien, Lettera agli Ebrei, Edizioni GBU, Chieti Scalo, pagg. 866, € 30,00

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