Cultura

Piacenza, l'incantesimo spezzato e il segreto della Bassa

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Piacenza, l'incantesimo spezzato e il segreto della Bassa

Nella sala Panini di palazzo Galli a Piacenza, terra di frontiera gelosa dei suoi campi e dei suoi vini schietti dove non ti senti né emiliano né lombardo né ligure, sono arrivato, martedì, poco dopo le diciotto, sotto qualche goccia d'acqua, in strada un'aria pulita e le vetrine ricche della sana provincia italiana. Sono rimasto a palazzo Galli per un paio d'ore a colloquio con Robert Gionelli davanti a un pubblico attento, interessato alle cose più che alla forma, con il suo carattere e le sue manie da primogenita d'Italia che è un modo come un altro per dire che Parma sta un pochettino più giù di Piacenza.

Li ascolti, li scruti, donne e uomini di mezza età: scopri una freddezza nei modi e una parlata asciutta che non impediscono di dire che i «soldi non sono tutto» ma la soddisfazione di averla vinta da «vinattieri di razza» con i cugini parmensi nella gastronomia, quella sì che è tutto. L'orgoglio della loro Federconsorzi che «quand'era nella nostra via Mazzini» fu, per dirla con Einaudi, «calmieratrice sul serio dei prezzi delle cose utili all'agricoltura», l'Opera Pia Alberoni, Cicerone, un senso vero dell'amicizia, quel modo riflessivo tutto piacentino per cui tra di loro non dialogano mai, al massimo "ragionano".

La sera, a cena, siamo rimasti in pochi e scopri i vizi, la forza e gli umori della terra della Bassa dove la Lega spopola e ti può capitare di ascoltare, tra un anolino e uno stracotto di manzo, il racconto (ahimè gustoso) di un commensale che incontra nel seggio un vecchio elettore e lo vede scrutare, in lungo e largo, le liste dei candidati e gli dice: «Che fai, hai scelto, qualche problema?» «No, ero qui per un controllo, ho votato quello perché è l'unico che non conosco». Sentirlo in piacentino, almeno il finale, fa un certo effetto: «Ho vuté cusqué parché 'l cunùss mia». Oppure ti può capitare di ascoltare un avvocato Corrado Sforza Fogliani, piacentino doc, che ti racconta la scena altrettanto gustosa, e amara, di un suo amico che si reca in Comune nel pomeriggio e si accorge che gli uffici sono vuoti, a un certo punto vede la donna delle pulizie e chiede a lei un'informazione: «Mi scusi, ma al pomeriggio qui non lavorano?» «No, al pomeriggio non vengono, è alla mattina che non lavorano» risponde la signora.

Non si è ancora spenta la risata generale che il presidente della Camera di commercio, Giuseppe Parenti, fa il suo e ci regala un'altra notizia: «Per avere una sentenza di merito qui a Piacenza ci vogliono a volte anni e anni, per vedere riconosciuto qualcosa del proprio lavoro bisogna per forza allungare la vita». Forse, se la Lega è il primo partito qui, nella terra rossa, le "terre traverse" della Bassa, mosca bianca di tutta l'Emilia Romagna, se due elettori su tre sono rimasti a casa, vuol dire che qualcosa di profondo si è rotto, l'incantesimo si è spezzato e non basta più sperare in un elisir di lunga vita. Si potrebbe ricominciare dalla coppa stagionata e dai formaggi piacentini, ma bisogna conoscere il segreto delle cose semplici. O almeno evitare di disperderlo.

roberto.napoletano@ilsole24ore.com

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