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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2014 alle ore 08:15.

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Venti autori per vent'anni: uno per ciascuno di quelli trascorsi dalla scomparsa di Ferdinando Ventriglia, il Banchiere di Napoli, nato a Capua il 27 marzo del 1927 e morto a Roma il 4 dicembre del 1994. Ne è venuto fuori un libro per i tipi del Denaro intitolato Ricordando Ferdinando nel quale sono raccolti frammenti di vita vissuta, episodi inediti, analisi della sua esperienza umana e professionale.
La storia e nemmeno la cronaca hanno fatto i conti con un personaggio che per oltre dieci anni, dal 1983 alla fine, ha dominato la scena meridionale – non solo del credito – prima come presidente dell'Isveimer e poi come direttore generale e amministratore delegato di un Banco di Napoli sesta azienda bancaria del Paese giunta a un passo dall'acquisizione del Monte dei Paschi di Siena. Prima di approdare a Napoli, il Professore – come amava farsi chiamare – era stato direttore generale del Crediop, amministratore delegato del Banco di Roma e direttore generale del Tesoro. Mancò la possibilità di diventare governatore della Banca d'Italia, come Guido Carli avrebbe invece voluto, per un veto di Ugo La Malfa che gli rimproverava un ruolo (mai accertato) in uno scandalo legato a presunti esportatori di capitali.
Ventriglia è venuto a mancare in una fase delicatissima del riassetto politico-amministrativo di un'Italia che stava passando dalla Prima alla Seconda Repubblica mettendo in discussione l'intero assetto allora dominante. L'assenza di un custode della sua forza e abilità ha lasciato il Banco alla mercé di forze che l'hanno condotto prima nell'alveo di Ina e Banca Nazionale del Lavoro e quindi di Intesa San Paolo.
Temuto e rispettato in vita, Ventriglia è stato pesantemente criticato appena fuori di scena con l'addebito di aver gestito la banca con spregiudicatezza generando pesanti passività. In realtà, com'è stato poi appurato, fu l'improvviso crollo dell'intervento straordinario ad aver messo in difficoltà il sistema delle imprese indebitato con il Banco che si era esposto grazie al sistema delle anticipazioni.
Il lungo e certosino lavoro della Bad Bank che fu apprestata all'occorrenza si è concluso con grande soddisfazione dei nuovi proprietari che nel tempo hanno potuto recuperare gran parte dei crediti incagliati dimostrando che la valutazione che fu fatta della banca, appena 61 miliardi delle vecchie lire, meno che il solo patrimonio immobiliare, fu quantomeno ingenerosa per l'antico banco meridionale.
Comunque sia andata e qualunque sia il giudizio che si voglia avere su quegli anni e sugli uomini che ne furono protagonisti, non si può cancellare la memoria di un attore presente e influente come pochi anche in campi generalmente ignorati e messi in evidenza dal volume appena uscito: dalle pratiche per il trasferimento tecnologico ai sistemi informatici fino a un'azione culturale che non ha più avuto eguali.
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il libro
«Ricordando Ferdinando», editore Il Denaro, pagg. 112, € 19,00. Autori: Andrea Amatucci, Mario Bartiromo, Carmine Cioppa, Ermanno Corsi, Federico D'Aniello, Mariano D'Antonio, Guido Donatone, Raffaele Fiume, Adriano Gaito, Diego Guida, Massimo Lo Cicero, Ernesto Mazzetti, Giovanni Mazzocchi,
Luigi Nicolais, Aldo Pace, Sandro Petriccione,
Paolo Cirino Pomicino, Alfonso Ruffo,
Paolo Savona, Sergio Sciarelli

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