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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2014 alle ore 15:15.
L'ultima modifica è del 19 dicembre 2014 alle ore 15:35.

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Ragazzi, Nick Hornby è tornato. È tornato al romanzo, genere nel quale, quando la storia lo mette dell'umore giusto, riesce a esaltarsi. È tornato agli anni Sessanta - decennio d'oro per il mondo occidentale e soprattutto per la sua Inghilterra – già ritratti efficacemente con la sceneggiatura di «An Education». Ma soprattutto è tornato ai livelli di «Febbre a 90» e «Alta Fedeltà», quei due libri appassionati che in mezzo al fermento dei primi anni Novanta ce l'hanno fatto conoscere e ce l'hanno fatto amare.

È tornato con «Funny Girl» (titolo che omaggia il celebre film di «William Wyler»), sorta di particolarissimo libro di formazione in cui una ragazza della provincia inglese – bellissima ma con la singolare aspirazione a far ridere, come l'attrice comica americana Lucille Ball – abbandona la nativa Blackpool, ciò che resta della sua famiglia d'origine e addirittura la fascia di Miss cittadina per tentare la fortuna a Londra che di lì a poco sarebbe diventata la Swinging London. È il 1964, Harold Wilson sta per essere eletto e i Beatles sono ancora easy listening. Barbara comincia da commessa di grandi magazzini, prova a farsi amico qualche cliente facoltoso, si fa invitare una sera al varietà e finisce per perdere quello che sarebbe dovuto diventare il suo amante e trovare un impresario disposto a farla girare di provino in provino.

Tutti i piani di quest'ultimo per trasformarla in starlette (nome d'arte Sophie Straw) passano per lei coperta di vernice dorata come una vittima qualsiasi di Goldfinger, ma Barbara, che oltre alla bellezza ha una personalità prorompente, declina gli inviti e riesce a farsi spedire a un'audizione alla Bbc dove – guarda caso – si prepara il debutto sul piccolo schermo del team di autori di commedie radiofoniche che la ragazza adora. Sarà amore a prima vista e l'inizio di una fortunata situation comedy intitolata «Barbara (e Jim)», in cui lui è un colto e imbranatissimo portaborse laburista che lavora a Downing Street, lei praticamente ciò che la protagonista era prima di diventare famosa: una procace biondina di Blackpool di cultura conservatrice, modesti studi ma raffinata intelligenza.

Un'improbabile coppia marito-moglie che è metafora perfetta per le contraddizioni dell'Inghilterra che cambia e per questo sbanca, imponendosi per quattro serie consecutive. Hornby utilizza il set della serie tv come formidabile espediente narrativo per intrecciare i destini di Barbara/Sophie a quelli di Clive, attore bello e vanesio messo in crisi da una nuova civiltà femminocentrica; Dennis, produttore e regista colto e sensibile che si dividerà tra un matrimonio in frantumi e un amore impossibile; il tandem di sceneggiatori composto da Bill e Tony, l'uno gay più o meno dichiarato in un Paese che ancora considera reato penale l'omosessualità, l'altro sposato ma non troppo convinto del proprio orientamento sessuale. Sullo sfondo gli avvenimenti di un decennio irripetibile, fotografati dall'osservatorio privilegiato della città che ne è stata la capitale. Se amate gli anni Sessanta, un certo tipo di libri, un certo tipo di cinema e un certo tipo di musica, leggerete «Funny Girl» tutto d'un fiato. In tutta probabilità già lo sapete: con queste quattro premesse, Nick Hornby è il vostro uomo. Con queste quattro premesse, basterà la sola copertina beatlesiana a farvi impazzire.


Nick Hornby
«Funny Girl»
Guanda
Euro 18,50
pp. 387

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