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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2014 alle ore 08:15.

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Gennaio 1957: a Milano in via Brera, presso la galleria Apollinaire di Guido Le Noci, Yves Klein espone per la prima volta i Monocromi blu. La mostra dura solo pochi giorni, dal 2 al 7 gennaio; ma viene recensita da Dino Buzzati che dopo aver descritto gli undici quadri blu assolutamente identici, nota: «Acquirenti finora due: un noto sarto collezionista d'arte astratta e il pittore-scultore Lucio Fontana, quello dei buchi».
Si tratta della prima testimonianza del l'interesse di Fontana per il lavoro di Klein; un interesse destinato a trasformarsi in amicizia e ad accompagnare Klein nel suo frenetico e fulmineo percorso, conclusosi nel 1962 con la morte improvvisa, ad appena trentaquattro anni.
Da quel primo incontro milanese prende avvio la bella mostra «Yves Klein Lucio Fontana/Milano Parigi 1957-1962» in corso fino al 15 marzo 2015 al Museo del Novecento di Milano.
Il percorso, a cura di Silvia Bignami e Giorgio Zanchetti, si snoda nelle sale della collezione permanente e poi nella manica lunga, e integra opere abitualmente esposte nel museo con altre provenienti da importanti istituzioni europee e con una quantità di documenti; racconta il rapporto di stima che legò questi due artisti di generazione diversa, ma accomunati da un desiderio di andare "oltre": oltre il quadro e la sua cornice, oltre la superficie del visibile, in una sperimentazione felice, audace; una sperimentazione la cui radicalità nasceva dal fatto d'intendere l'arte come avventura dello spirito e dell'intelletto. Yves Klein e Lucio Fontana si incontrarono numerose volte a Milano e a Parigi tra il 1957 e il 1962. Condivisero amicizie e conoscenze, esposero negli stessi luoghi, invitandosi a vicenda.
La mostra evidenzia i riferimenti comuni, come quelli alla pittura medievale e ai cieli di Giotto, il valore che entrambi attribuirono all'immateriale e al trascendente, l'utilizzo che fecero dell'oro e del blu, ma anche di elementi naturali quali la luce, il fuoco e l'aria; ed evoca episodi come un invito di Fontana a Klein per il progetto, non realizzato, di un'architecture de l'air da presentare alla XII Triennale di Milano, nel 1960; o come i viaggi in Italia di Klein, tra cui i pellegrinaggi al Santuario di Cascia, dove l'artista dedica a Santa Rita un Ex-voto, presente in mostra; o, ancora, come i soggiorni parigini che lanciano definitivamente Fontana sulla scena internazionale; e il ruolo dell'esuberante gallerista Iris Clert che a Parigi, oltre alle numerose mostre di Klein (la più nota è «Le Vide», del 1958: la galleria è apparentemente vuota; in realtà, nell'intento di Klein, è piena di spirito di artista), presenta nel 1961 le Nature di Fontana.
Tra i momenti allestitivi più impressionanti della mostra c'è il confronto tra il grande arabesco fluorescente realizzato da Fontana per la IX Triennale di Milano e oggi installato al soffitto della sala del Museo prospiciente il Duomo, e la grande installazione di Pigment pur, presentata da Klein a Parigi nel 1957 e ora riproposta proprio sotto il neon; l'opera consiste in una spessa distesa orizzontale di parecchi metri di pigmento International Blue Klein, il colore blu oltremare intenso e luminoso che l'artista francese aveva fatto brevettare.
Se qui l'impatto scenografico raggiunge un apice, il resto dell'itinerario non è meno appassionante. La rigorosa ricostruzione biografica e storico-filologica è continuamente confermata dal dialogo tra le opere, che procede per accostamenti tematici e visivi rivelando a ogni passo nuove, profonde consonanze.
E mentre le ricerche dei due artisti procedono, tra le spugne intrise di spirito blu dell'uno, le orografie e gli squarci cosmici dell'altro, la mostra ci offre anche uno spaccato della scena artistica europea come si andava sviluppando in quel momento: visionaria, avventurosa, generosa di slanci e di rivelazioni che avrebbero modificato il corso della storia dell'arte.
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Yves Klein Lucio Fontana/Milano Parigi 1957-1962, Milano, Museo del Novecento, fino al 15 marzo 2015

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