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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2014 alle ore 08:14.

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L'istituzione negata uscì nel marzo del 1968. Al momento giusto. E fu un bestseller: 12.500 copie vendute in quell'anno, 60mila tra il '68 e il '72. Fu il libro di un'intera generazione, che fece di Basaglia un leader indiscusso, e di Gorizia «un riflesso e un motore del Sessantotto italiano».
Ma Foot indaga anche le zone d'ombra, parlando delle divergenze politiche e delle rivalità presenti nel gruppo. Affronta il tema del conflitto sempre più marcato tra Basaglia e Jervis, ma anche quello dei frequenti disaccordi sulle strategie da seguire con gli amministratori locali o sul grado di responsabilità da concedere ai pazienti. Proprio nel momento in cui Gorizia acquistava un rilievo nazionale e diventava, insieme a un altro luogo sperduto, Barbiana nel Mugello, uno dei simboli del movimento, la squadra dei "goriziani" si sfaldò. Da un lato i difficili rapporti con l'amministrazione provinciale, che impediva di proseguire nello smantellamento del l'ospedale, e dall'altro la sempre più debole coesione del gruppo, condussero alla frantumazione e alla dispersione. Il 28 gennaio 1968 Basaglia scriveva allo psichiatra Maxwell Jones, che stava sperimentando una comunità terapeutica a Dingleton, in Scozia, la sua intenzione di andarsene: «Anch'io sono in crisi, (...) sento che il mio lavoro risulta sempre più funzionale all'attuale sistema politico ed economico che non condivido, e devo trovare qualche cosa di diverso, altrimenti non vedrò significato nel farlo». L'anno seguente i coniugi Basaglia lasciano Gorizia per trasferirsi prima a Colorno e poi a Trieste. Negli stessi mesi se ne vanno Slavich, Schittar, Jervis e Letizia Comba. Nel frattempo esperimenti di riforma sono realizzati a Perugia, Varese, Venezia, Napoli, Nocera Superiore, Parma, Bologna, Reggio Emilia, Padova, Pistoia. Poi, nel 1971, sarà la volta di Agostino Pirella ad abbandonare Gorizia per dirigere l'Ospedale psichiatrico di Arezzo – sul colle del Pionta, attuale Dipartimento di scienze della formazione dell'Università di Siena – e continuare così l'attività anti-istituzionale appresa a fianco del maestro.
È stata l'unica vera rivoluzione del '68. E questo libro – oggi, che in suo nome nessuno più combatte delle battaglie politiche – ha il merito di farci capire il valore e i limiti di quella rivoluzione. «È il tempo della tregua storica», per usare le parole dell'autore, che consente di guardare con occhi disincantati quel pezzo importante di storia italiana. Un buon viatico da prendere come esempio e da proseguire, per "aprire" la storia del '68 ad altri e originali punti di vista.
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John Foot, La "Repubblica dei matti". Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia, 1961-1978, traduzione di Enrico Basaglia, Feltrinelli, Milano, pagg. 376, € 22,00