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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2014 alle ore 08:15.

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Il 7 dicembre scorso il Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo ha celebrato il duecentocinquantesimo anniversario della sua fondazione. Mikhail Piotrovsky, ammirato e temuto Direttore Generale della grande struttura e oggi autorevolissimo Ministro di fatto della Cultura nella Russia di Vladimir Putin ha realizzato una bella e degna impresa.
Nell'occasione della ricorrenza, alla presenza dei direttori dei grandi musei del mondo, dal Louvre ai Vaticani, e di storici dell'arte ed archeologi provenienti dalle università e dalle pubbliche collezioni d'Europa e d'America, sono state presentate le nuove addizioni architettoniche all'antico corpo dell'Ermitage.
Bastava la stupefacente presentazione della ala degli Impressionisti e dei post Impressionisti (i Renoir, i Pissarro, i Cezanne, i Gauguin, i Van Gogh, i Matisse più belli del mondo distribuiti ad affollare le pareti in quantità che diresti "industriali") per comprendere quello che è diventato oggi, per la Russia e per il mondo, l'Ermitage di Caterina; la sovrana che nel suo studio di Peter Hof teneva in bella vista i busti di Rousseau e di Voltaire e che volle, per il suo museo, la riproduzione, scala al vero, delle Logge di Raffaello. E infatti il visitatore ignaro, a un certo punto del percorso dell'Ermitage, prova una specie di spaesamento. Perché non lontano dalla sala che ospita i supremi capolavori di Antonio Canova – la Ebe, le Tre Grazie, Amore e Psiche – incontra all'improvviso il Raffaello delle Logge. Per un attimo penserà di essere a Roma, in Vaticano. Invece si trova a cinquemila chilometri da Roma nella luce boreale del Golfo di Finlandia.
L'Ermitage sembra fatto apposta per regalare sorprese. E una straordinaria sorpresa ha offerto ai suoi ospiti Mikhail Piotrovsky nella notte del 6 dicembre, vigilia del giorno memoriale della nascita del Museo.
Quella notte, nella grande Piazza imperiale, uno spettacolo Son et lumière ha raccontato San Pietroburgo e la sua storia.
Sotto una fitta nevicata, l'immenso spazio era gremito di cittadini stupiti e ammirati. Passavano per immagini Pietro e Caterina: gli autocrati ortodossi e i generali vincitori di Napoleone e di Hitler, le bandiere rosse del non dimenticato Ottobre, la grande guerra patriottica e l'assedio dei mille giorni.
Per capire l'orgoglio di un popolo che nulla rinnega della sua storia, bisognava essere lì, sotto la neve, nella piazza dell'Ermitage. Chi fosse stato presente, quella notte, avrebbe capito che non è saggio e può essere pericoloso l'atteggiamento sanzionatorio della nostra Europa nei confronti di un paese che sa di essere stato e vuole continuare ad essere, con gli zar, con il potere sovietico, con la democrazia autoritaria di Putin, un grande impero.
Più dei nostri Uffizi per gli italiani, persino più del Louvre per i francesi, l'Ermitage per ogni russo rappresenta la Patria. È il luogo identitario di una nazione che, da San Pietroburgo a Vladivostok, attraverso i suoi nove fusi orari, è grande come è grande il giorno, dall'alba al tramonto.
Della immensità russa, della sua "dismisura", l'Ermitage è specchio e figura. E sempre più sembra diventarlo dopo le ultime addizioni e dopo quelle che presto verranno realizzate.
L'Ermitage è un museo sterminato, immenso, onnivoro, iperbolico. Tutte o quasi le culture figurative d'Europa e del mondo vi sono rappresentate.
Si cammina per chilometri attraverso gallerie infinite e sale sfarzose gremite di statue romane e rinascimentali, di Rembrandt, di Rubens, di Tiziano, di Raffaello. All'Ermitage ci sono collezioni etnografiche stupefacenti, ci sono raccolte sterminate di ritratti, di armi, di mobili, di oreficeria, di arredi. E quanti soldati nelle collezioni dell'Ermitage! Sovrani a cavallo, marescialli dell'Impero, file sterminate di ritratti di ufficiali che sembrano tratti dalle pagine di Puskin, di Tolstoj, di Gogol, di Lermontov.
L'Ermitage resta indimenticabile perché rappresenta la voracità, quasi la bulimia della Russa nei confronti di se stessa e nei confronti delle culture d'Europa e del mondo. Di sicuro chi era presente non dimenticherà le giornate pietroburghesi del 6-7 dicembre 2014.
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