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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2014 alle ore 12:50.
L'ultima modifica è del 19 dicembre 2014 alle ore 12:51.

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Keith Jarrett ai tempi del trio con Haden e MotianKeith Jarrett ai tempi del trio con Haden e Motian

Nel 1972 Keith Jarrett era un ragazzo di 27 anni, talento prorompente, già collaborazioni di primissimo piano nel curriculum (una su tutte: quella con Miles Davis, ossia il jazz in persona) e una discografia da leader che cominciava ad annoverare capitoli importanti («El Juicio» era uscito un anno prima). Era insomma ancora qualcosa di lontanissimo dal santone che sarebbe diventato dopo album fondamentali come «The Köln Concert» e «Standards». Da quando di anni ne aveva 21, aveva cominciato a frequentare il contrabbassista Charlie Haden, vero e proprio pilastro della rivoluzione «Free Jazz» di Ornette Coleman, e il batterista Paul Motian della band di Bill Evans, altro suo idolo.

In trio con loro, nel '67, aveva inciso tra le altre cose «Life Between the Exit Signs», esordio in studio non a caso influenzato sia da Coleman che da Evans, quella chicca intitolata «The Mourning of a Star», in bilico tra rivisitazione del songbook folk e sperimentalismo, e poi aveva tenuto non pochi concerti. Il palco lo dividevano benissimo e così, nel '72, si rimisero in viaggio per l'Europa, merito anche di Manfred Eicher, il patron della Ecm che decise di produrre il tour. Cosa significasse assistere a un set dei tre in quel preciso momento di grazia lo si comprende benissimo ascoltando «Hamburg ‘72», album dal vivo che Ecm dà adesso alle stampe, estraendo dai propri ricchissimi archivi i nastri di un concerto realizzato per la radio tedesca Ndr. Eicher è partito dalle bobine originali, remixando la musica a Oslo nel luglio del 2014 assieme a Jan Erik Kongshaug. Il risultato è superbo: eccoli qui che partono da un introspettivo solo pianistico che, tempo 2 minuti e mezzo, si trasforma in uno swing delicato, per poi assumere connotati di virtuosismo e tornare quindi al piano solo («Rainbow»). «Everything that lives laments», brano che qualche anno più tardi ritroveremo raffinato in «Mysteries», è un esperimento free jazz nel quale Jarrett si cimenta con il flauto. Ancora più free è ovviamente «Piece for Ornette», divertissement omaggio a Coleman all'epoca già pubblicato in «El Juicio» con il band leader che mostra una certa dimestichezza al sax soprano. Jarrett torna al piano per «Take me back», uno dei pezzi migliori del coevo album «Expectations», nel quale sfodera il suo inconfondibile stile cantabile. «Life, Dance» è un'improvvisazione convulsa e a tratti melodica in cui ciascuno dei membri del trio si prende un pezzo di ribalta per miscelare con sapienza tecnica e «orecchio». Si chiude su «Song for Che», lo spagnoleggiante must di «Liberation Music Orchestra», primo lavoro solista di Haden, concepito come omaggio al comandante Ernesto Guevara, dove Jarrett riprende a rumoreggiare spericolato col sax, mentre l'autore del brano alterna armonici e bicorde pizzicati a un utilizzo ossessivo dell'archetto. Echi di un tempo irrimediabilmente lontano, quando la musica sapeva ancora essere libera. A prescindere dal genere.

Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motian
«Hamburg ‘72»
Ecm
Ducale Distribuzione

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