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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2014 alle ore 07:11.

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Se i 100 desideri dei creatori di IL si realizzassero, IL non esisterebbe più: niente più grafici hipster che s'indignano perché gli dài dell'hipster, niente più redattori con la bici a scatto fisso, niente più serie tv da spoilerare perché tutti le vedrebbero in tempo reale sul canale Sky adibito, e, soprattutto, nessun Minuz da scritturare per demolire gli scettici del liberismo sfrenato – al quale tutti si convertirebbero ebbri – né Soncini invitate a spiegare l'abc degli amanti 2.0, perché grazie alla quarta spunta di WhatsApp non ci sarebbero più fraintendimenti. Ehi, aspetta, ma questo è il mio desiderio per il 2015!

Niente più mattinate fingendo di eccitarmi per la grafica delle copertine, di gioire delle illustrazioni di graffitari israeliani, e di esser lì lì per cambiare sponda al cospetto dell'ultima attricetta gnocca, costretta a infamare i miei amici e colleghi sul giornale, pena il taglio dello stipendio, l'accusa di perdita di vis comica, nonché la preclusione di creare legami futuri con qualsiasi scrittore passato per IL. Ma cosa dico, chi se ne frega della prostituzione intellettuale o dell'innalzarsi dell'aspettativa? Il mio sogno è continuare per sempre a fare questo sporco ma sicuro lavoro, mentre il magazine spolpa e getta come lattine vuote generazioni di giovani scrittori tormentati che esauriscono la vena.

Caro 2015, fa' che tutti i trentaquarantenni ambiziosi (tranne Giuliano da Empoli) passino per la mia forca e finiscano in breve dentro antologie Bompiani sul fallimento personale. Caro 2015, fa' che la Soncini non becchi mai Annalena Benini su Tinder, che la Benini continui ad ammantare di romance i suoi torbidi pensieri, e che i redattori di IL non smettano di guardare Newsroom, nonostante il suo fisiologico decadimento. Fa' che Francesco Pacifico non si corrompa e non desideri mai la coperta termica per Natale, ma che bruci nella fiamma della sua doppia personalità di intellettuale egoista e comunista impegnato. Fa', caro 2015, che la gente continui a tatuarsi, a trollare, a guardare Gomorra e a leggere graphic novel. Fa' che le piccole librerie siano sempre più stritolate e i tablet sempre più minacciosi, così che Antonio Sgobba (il controcanto della redazione) possa cospargere Rane di nostalgiche lacrime intorno all'esperienza medievale di orientarsi in un tomo miniato.

Fa' che il desiderio di Minuz di mandare gli intellettuali sinistrorsi a lezione di economia e finanza non si avveri mai, così che la dolce Nadia Terranova mai abbia a sapere come si compila un modello 740 e continui a brandire Anna Karenina contro gli start-upper come aglio contro i vampiri. Lunga vita dunque ai pantaloni a zampa, vade retro al guadagno acquattato dietro alla sharing economy (di cui meravigliosamente Francesco Costa in Prima pagina) e lontani gli idealisti del Pigneto dal glamour della Silicon Valley, che potrebbe convertirli al pagano idolo del profitto, annullando il loro scontro costruttivo con la linea di pensiero di IL. Lunga vita anche al distretto pasoliniano, dove coloro di cui sopra si rifugiano mal vestiti e prossimi al crollo psicotico in stile Carrie di Homeland. Fa' che i poeti integralisti continuino a irrigidirsi per iniziative fantastiche come “Uber + Gattini”, e che, per ogni Larry Page don chiosciottesco e renziano, ci sia un Franzen bollito e spaccamaroni arrabbiato con le nuove tecnologie.

Proteggi i couchsurfers rasta bianchi che vanno al Burning Man, così che continuino a farci da zimbello. Perché, caro 2015, se spariscono i depressi delusi, vuoi vedere che i traguardi megalomani radicali e folli (cit. Vitiello) si raggiungono veramente? E poi a quel punto, se quelli di IL venerano Renzi anche in tempi di dissenso, quando Egli spopolerà senza attriti di sorta, come ne parleranno? IL diventerà una specie di foglio del partito, e La macchina del fango non servirà più… Caro 2015, fa' che la Soncini possa continuare a farsi burle del femminismo, mentre Filippo Bologna chiede senza pudore di riaprire i bordelli, e un ormai dissociato Pacifico fa propaganda senonoraquandista su Facebook. Ma tu, caro 2015, sei mica civatiano? Sei femminista? Sei su Tinder?!? Comunque tu la veda, perdona María Corte per le sue ultime illustrazioni, e l'art director Franchi per la superbia con cui sovrastima il suo mero lavoro di packaging. E, per favore, non portare niente di materiale a Francesco Pacifico. Massimo massimo, un biglietto aperto per New York.

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