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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2014 alle ore 07:07.

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Per il 2015 vorrei che Roma da capitale della Depressione Nazionale diventasse centro dello Splendore Mondiale. Per far questo un sindaco non basta, anche le cupole “der Cecato” e i mondi di mezzo non funzionano tanto bene come gestione, si è visto. Un commissario? Neanche. Neanche di polizia. Meglio allora un piccolo despota, un dittatorello fantasioso, chiamiamolo Eliogabalo II, come il suo predecessore imperatore “pischello” del III secolo dopo Cristo, che regnò a quattordici anni, ebbe cinque mogli e due mariti, fu sacerdote supremo del dio Sole e ispirò Artaud e Arbasino. Eliogabalo II, con maglia Hollister o Baci & Abbracci, sarà un po' coatto ma avrà le idee chiare, anche passione architettonica, amerà Piacentini e Moretti e sosterrà orgogliosamente che «meglio gli architetti fascisti dei geometri democristiani».

Eliogabalo II come prima cosa sfonderà tutto: giù colate di cemento e giù soprattutto escavazioni, e dieci linee di metropolitane. Eliogabalo II, essendo paraculetto, punterà poi sulle decine di trenini e tramvetti che già ci sono a Roma; bloccherà la vendita della Ostia-Lido ai francesi di Sncf (sic) in nome della nuova autarchia, non rinnoverà i vagoni ma anzi ripristinerà quelli antichi che giacciono nei depositi dell'Atac; attualmente infatti la disastrata “partecipata” romana sta mettendo all'asta, a prezzi da eBay, i suoi trenini più antichi, il Treno della Tuscia, il convoglio che già nel 1932 collegava col viterbese (ventimila euro, meno di un'Audi); ancora meno, duemila euro (meno di un'Ape Piaggio) per il trenino della prima metro romana e quindi italiana, la linea B, inaugurata il 9 febbraio 1955 dal presidente Einaudi. Eliogabalo, che non è mica scemo, ritirerà fuori tutti i trenini vintage romani e ci giocherà come in un grande plastico: a partire da quello Termini-Ciampino, già perfetto così, con interni in fòrmiche azzurrine e cromature e paesaggi molto meglio di Grand Budapest Hotel, e viste di acquedotti romani identici a certi dipinti da Grand Tour; Eliogabalo con sensibilità cinematica chiamerà poi naturalmente Wes Anderson a dirigere la neonata Atac-Film Commission per valorizzare la nuova cura del ferro della rotaia fighetta che si incaricherà di tramandare la sua immagine (e come addetto alla propaganda avrà invece Teodosio Losito, già sceneggiatore in capo della nuova tv unica romana).

Al Pigneto si ricorderanno gli sventramenti come già Mussolini ai Fori Imperiali; non si saprà mai perché, ma Eliogabalo si accanirà contro baracche e viuzze e abusi e isole pedonali; costruendo invece una moderna città di palazzine e giardini e centri commerciali. Soprattutto, Eliogabalo avrà disposto la damnatio memoriae per tutto ciò che è pasolinano; a chi pronuncerà anche solamente parole o frasi come “so i nomi”; “lucciole”, “figli di poliziotti”, verrà comminata un'ammenda di centomila lire; a causa del crollo del distretto pasoliniano, il Pil casilino sarà infatti crollato come quello della Germania dopo la riunificazione, ma si riprenderà grazie all'emissione delle Pigneto-Lire, e alla cancellazione del debito. Eliogabalo avrà preso la storica decisione dopo che l'ultima erede della famiglia Pasolini dall'Onda avrà sostato dieci notti e dieci giorni sotto il suo palazzo, per protestare le sue ragioni, e il nome del poeta finito sui menu e le marmellate, e tutti i diritti a osti e bancarellari. Eliogabalo, non dovendo contare sul consenso, prenderà altre decisioni impopolari: venderà il Colosseo ai cinesi incassando due miliardi di dollari (pari a quattro trilioni di Pigneto-Lire), con i quali realizzerà la più grande opera che il Raccordo Anulare ricordi: lo svuotamento dei tombini, ma soprattutto il reddito orizzontale di cittadinanza. Gli affitti saranno stati infatti aboliti da tempo, il Comune imperiale di Roma pagherà a chi avrà il coraggio di abitarci cifre variabili: cinquecento euro al mese se al centro, segregati tra motorini e centurioni e buttadentro in ristoranti con le crêpe e le fiamme finte; seicento euro per l'Esquilino, con barboni e cassonetti-bene comune; fino a ottocento euro le periferie estreme, che a quel punto saranno ambitissime e scicchissime, meglio dell'Appia Antica, e George Clooney lascerà le umidità del lago di Como per trasferirsi a Tor Sapienza, frequentata benissimo, mentre tutti i poveracci si spingeranno verso i Parioli e l'Aventino.

Per entrare in centro con la macchina, i cittadini riceveranno un milione di lire l'anno, ma nessuno le vorrà, perché le metro e i trenini imperiali saranno molto più comodi e fichi. Anche la Papamobile sparirà: sarà ripristinata infatti la stazione ferroviaria vaticana; la useranno anche i vescovi per andare a sposare tantissime coppie gay – i gay infatti si potranno sposare, ma soltanto in chiesa (e il Vaticano raddoppierà i fatturati grazie a questa clientela premium); questo prevedono i nuovi Patti Lateranensi, firmati presso il centro commerciale Porta di Roma. E il popolo acclamerà il suo ultimo imperatore come nel Super Eliogabalo arbasiniano: «Eliogabalo, sei la libera iniziativa; sei una privativa; di sali e tabacchi; sei la partita a scacchi; sei un gentiluomo d'antico stampo; sei un eroe del nostro tempo; sei una chiusura lampo!».

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