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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2014 alle ore 08:32.
L'ultima modifica è del 26 dicembre 2014 alle ore 10:38.

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Un weekend per tutti i gusti: tantissime uscite, tra blockbuster e film d'autore, in un fine settimana ricco di titoli che tenteranno la scalata al box office natalizio.
Da «L'amore bugiardo» di David Fincher al disneyano «Big Hero 6», passando per l'ultimo capitolo della trilogia de «Lo Hobbit» e per «Il ragazzo invisibile» di Gabriele Salvatores: in sala c'è davvero l'imbarazzo della scelta.
Il titolo da non perdere è «L'amore bugiardo», tratto dal celebre romanzo omonimo di Gillian Flynn.

Protagonisti sono Nick (Ben Affleck) e Amy (Rosamund Pike), marito e moglie, che, a causa del ridimensionamento delle loro professioni dovuto alla crisi economica, si trasferiscono da New York a un paesino del Missouri. Il giorno del loro quinto anniversario di matrimonio, Amy scompare: la polizia indaga e Nick finirà per diventare il principale sospettato.

Alternando il punto di vista dei due coniugi, esattamente come nel romanzo, David Fincher ha dato vita a un giallo intricato (con venature, anche, da commedia) capace di tenere alta la suspense dal primo all'ultimo minuto.
Il regista di «Seven» (1995) e «The Social Network» (2010) ha uno stile essenziale, quasi zen, basato su perfetti tempi di montaggio e su un grande controllo dell'intero apparato visivo e sonoro.

Mentre si susseguono i colpi di scena, non si può che rimanere coinvolti da una storia intrigante e appassionante, ricca di sequenze da ricordare e di varie tematiche: dall'evoluzione di un matrimonio al ruolo dei media nella società odierna.
Notevoli performance di Ben Affleck e Rosamund Pike: quest'ultima, anche per la chioma bionda oltre che per il personaggio, sembra uscita da una pellicola di Alfred Hitchcock.
Delude, invece, «Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate», ultimo tassello della trilogia firmata Peter Jackson.

Aperto dalla morte del drago Smaug, il film si dipana tra continue battaglie che vedono fronteggiarsi elfi, nani, uomini e troll, uniti ad altre creature diaboliche.
In mezzo a effetti speciali di alto livello e di vari momenti spettacolari, si sviluppa una narrazione eccessivamente dilatata, vittima di una durata eccessiva e di un progetto generale (l'intera trilogia) che, al di là della sua portata commerciale, lascia moltissimi dubbi.

Poche emozioni e tanti sbadigli, ma i fan del genere potranno comunque apprezzarlo.
Per gli appassionati di supereroi, si segnala «Il ragazzo invisibile», ultima fatica di Gabriele Salvatores. Al centro della trama c'è Michele, un adolescente come tanti (almeno in apparenza), poco popolare a scuola, che non brilla nello studio e non eccelle nello sport. Persino Stella, la compagna di classe di cui è segretamente innamorato, non sembra proprio accorgersi di lui. Un giorno però, dopo aver comprato un costume per una festa in maschera in un misterioso negozio, scoprirà di avere un superpotere: può diventare invisibile.

Scritto a sei mani da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, «Il ragazzo invisibile» è un fantasy a tutti gli effetti, un progetto curioso nelle intenzioni e piuttosto unico nel panorama italiano odierno.Peccato però che l'andamento sia troppo scontato, i cliché abbondino e, nonostante le premesse, manchi completamente l'originalità. Salvatores ha cercato di costruire un simbolico romanzo di formazione, ma il risultato è poco accattivante e alcuni passaggi (verso la conclusione, in particolare) peccano di superficialità.

Infine, una menzione per «Big Hero 6», il nuovo classico della Disney Animation.
Ambientato in una città del futuro, “San Fransokyo”, racconta di un ragazzo, Hiro Hamada, appassionato di robotica che si mette nei guai. Lo aiuteranno i suoi amici e un robot, chiamato Baymax.Come gli ultimi progetti animati della casa di Topolino («Frozen» dello scorso anno), anche «Big Hero 6» soffre di una narrazione che manca di mordente, dove i momenti realmente divertenti si contano sulle dita di una mano. L'aspetto visivo è più che discreto, ma alza solo in piccola parte gli esiti complessivi di un lungometraggio fiacco e un po' inconsistente.

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