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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2014 alle ore 10:18.

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Quando mi hanno comunicato che ora in America va di moda il radiodramma, ho avuto l'impressione di trovarmi in un meme di Gene Wilder che guarda compiaciuto sopra la scritta «insomma, ti piacciono le serie tv?» o in una vignetta del New Yorker con una didascalia lapidaria in corsivo. Ho scaricato i podcast di Serial perché si tratta di un download gratuito di PBS, la radio-televisione pubblica impegnata che produce This American Life, show radiofonico di cui è lo spin-off, e ascoltando la prima puntata ho scoperto che non era fiction, ma un documentario.

Il tema di Serial è «One story, told week by week». Questa storia è tremenda: si tratta dell'omicidio di un'adolescente americana di nome Hae Min Lee, per il quale il suo ex fidanzato è stato messo in carcere a vita. La storia è del 1999, ma Sarah Koenig, una reporter di This American Life, ha deciso di recuperare il caso e andare in cerca di nuove prove, o perlomeno di instillare dei dubbi sulla decisione che ha portato l'ergastolo per ADNAN SYED. Il tema piace sempre molto in tutto il mondo, ma la cosa interessante, che rende innovativo Serial, è lo stile narrativo. Perché, sostanzialmente, come fosse un libro alla moda di non-fiction, di un Emmanuel Carrère o di un Ben Lerner, Serial e SARAH KOENIG hanno uno stile.

Lo si sente dai primi minuti. Ha fatto «un anno di ricerche su un liceale scomparso per ventuno minuti», dice, facendoti subito sentire che non è Chi l'ha visto. «Questa ricerca a volte mi ha dato la sensazione di non avere dignità». In più, aggiunge, «non sono una detective».

Koenig ha una fantastica voce confessionale, e la usa per dire cose continuamente insolite. Per esempio, tra le sue scoperte nell'anno trascorso a montare le interviste, le narrazioni e l'inchiesta personale che è Serial, la più semplice e interessante è che «è veramente difficile ricostruire come hai passato il tempo».

Lo stile confidenziale con cui racconta la sua ricerca permette agli intervistati, i ragazzi e le persone della zona, di non essere ripresi sotto l'impietosa luce (in senso figurato, in questo caso) del procedural o appunto di Chi l'ha visto o della cronaca nera in un pomeriggio con Barbara D'Urso.
I dialetti, i balbettamenti, le risate fuori posto, tutto ciò che il suo microfono raccoglie riempiono l'audio di umanità. Se deve riassumere cos'è per lei tutto ciò, Koenig continua a giocare la carta del quotidiano, dell'understatement, dice: «Mmm, ossessione è una parola forte. Diciamo fascinazione». E questo ridimensionamento è aiutato dal solo audio, che toglie l'aspetto guardone all'attività di interessarsi a un omicidio.

La prima stagione ha nove puntate, e da pochi giorni è stata messa in programma la seconda, grazie a una campagna online e all'integrazione di qualche sponsor. Nella pagina dedicata alla singola puntata, si trovano materiali di vario tipo. Per esempio, il registro delle chiamate dell'accusato, di Adnan. Una lista di tutte le telefonate di quel giorno, con il nome della persona chiamata, l'ora e la durata. C'è anche l'agenda delle cose fatte quel giorno, e il confronto tra come ha ricostruito la sua giornata nel primo interrogatorio e nel secondo.

Serial ha avuto cinque milioni di ascolti, in streaming e download. In America sta velocizzando il ragionamento sul futuro della radio: per esempio, scrive il New York Times, se le macchine sono sempre più integrate con i telefonini, e hanno il wi-fi, perché ascoltare la radio se è possibile programmare gli ascolti?

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